La BREXIT e la sovranità popolare

di Chiara Zoccarato
31.08.2019

La Regina chiude il Parlamento.
La sua è una scelta sgradevole, ma legittima.
Io mi stupisco sempre della gente che crede che i reali Inglesi siano orpelli folcloristici, figurine sorridenti sulle tazze da tè. Si sono scannati per secoli e non era per finire sulle tazze da té o sui palloncini. Era per il potere. Quindi quel potere ce l’hanno, eccome.
C’è molto da imparare dalla BREXIT. La prima lezione è che le istituzioni contano.
La scelte di politica economica passano attraverso di esse, ne vengono informate o deformate. Non è possibile avere politiche progressiste, addirittura “socialiste”, in istituzioni che assicurano la rigidità delle classi sociali, dei privilegi e la continuità dei rapporti di forza esistenti tra capitale e lavoro.
Il Regno Unito è una monarchia. Essere socialisti in UK implica una scelta, difficile ma ineludibile, tra essere un Partito Rivoluzionario o il Partito dei Sindacati. Il Labour ha sempre scelto di essere quest’ultimo (come scriveva ancora George Orwell), con tutti i compromessi che questo comporta, anche solo per portare a casa 5 cents. Senza contare le numerose “fulminazioni” neoliberiste avute lungo la via. 5 cents sono meglio di niente, ma non è il socialismo.

La sovranità economica è un corollario della sovranità politica e questa, la sovranità politica, si esprime nelle forme e nei modi dettati dalle istituzioni in cui viene esercitata. Stare all’interno della UE significa essere parzialmente (o del tutto) subordinati a quelle istituzioni e alle loro modalità di funzionamento. La sovranità monetaria è uno strumento tecnico. In un quadro di rapporti di forza comunque predeterminati, permette e facilita lo stanziamento di fondi, ma non la contesa del campo. Si supera un limite tecnico, resta il nodo politico e istituzionale: chi e come utilizzerà quei fondi.

Il Regno Unito ha deciso di riappropriarsi della piena sovranità istituzionale, non ha mai aderito all’euro. E’ una buona notizia per le classi popolari? Si, se si decidono ad affrontare l’elefante nella stanza e la piantano di cantare God Save the Queen.
Per quanto riguarda noi, uscire dai trattati europei ci permetterebbe di tornare alle istituzioni Repubblicane – che vanno ovviamente purgate di tutti gli enti e agenzie indipendenti costruite in questi anni per conformarsi alla governance, e di tutte le leggi emanate e derivate dal quadro normativo Europeo, comprese le modifiche costituzionali quali il titolo V e il pareggio di Bilancio, e delle leggi elettorali maggioritarie: per stare in Europa bisogna avere un esecutivo forte e stabile, visto che i ministri fanno parte delle istituzioni europee.
La piena sovranità, per noi, è tornare alla Repubblica, alla Costituzione (dove la sovranità popolare è vincolata al rispetto dei limiti e delle modalità espresse nella carta, vorrei ricordarlo a chi cita il primo articolo tronco: qua, se il popolo acclama Mussolini sul balcone di Piazza Venezia, non ha ragione e non è legittimo)
Versioni ibride sono sovranismo d’accatto. Il ritorno alla sovranità costituzionale sarebbe una situazione completamente diversa per le classi lavoratrici di questo nostro paese. Permetterebbe un riequilibrio dei rapporti di forza, o almeno una contesa più forte e più spavalda, da subito.

E su questo voglio essere molto chiara.
In Italia non ci sono MAI state politiche keynesiane e la piena sovranità monetaria l’abbiamo avuta per soli 6 anni, dal 1973 al 1979 (cambi flessibili). Nonostante questo, e un ministero dell’economia totalmente in mano ai liberali dal 1946, abbiamo ottenuto la carta dei diritti dei Lavoratori, il Welfare State e lo spazio del mercato era presidiato da grandi aziende di Stato. Perché la lotta politica, e la lotta di classe, nelle nostre istituzioni, erano in qualche modo possibili. E in qualche modo, efficaci. Per impedirla, ci hanno dovuto portare dentro altre istituzioni, con vincoli eterodiretti.

Le istituzioni contano. Si poteva fare meglio. Certamente. Erano altri tempi, con altri problemi, e inquinati dai residuati bellici di scontri ideologici antichi e minati da alcune infatuazioni tossiche a sinistra per il mercato, come luogo di liberazione dell’individuo.
Dopo 40 anni di esilio, in cui abbiamo provato quanto sa di sale il consumo senza sicurezza sociale, potremmo finalmente superarle.

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