Kenya: La Croce Rossa favorisce lo sviluppo delle comunità povere usando denaro emesso tramite blockchain

di Laurie Goering

Con semplici telefoni cellulari la tecnologia blockchain permette agli abitanti delle baraccopoli e dei villaggi rurali di creare in modo efficace le proprie valute locali per avviare lo sviluppo.

Nelle povere comunità rurali e nelle baraccopoli del Kenya i residenti hanno molte cose  da vendere, dai pomodori coltivati in casa, al lavoro di zappatura dei campi o all’insegnamento ai bambini, ma poche persone hanno abbastanza soldi per acquistare beni e servizi, riducendo così l’incentivo a produrre di più.
Il baratto funziona per alcuni scambi, ma tenere traccia di chi deve che cosa è un processo inefficiente. Lo stesso vale per i gruppi di risparmio e mutuo credito dei villaggi in cui le transazione vengono comunemente registrate su foglietti di carta e conservati in una scatola chiusa a chiave.

Martedì scorso le organizzazioni della Croce Rossa di Norvegia, Danimarca e Kenya hanno lanciato un’iniziativa della durata di due anni per aiutare a risolvere il problema della mancanza di denaro contante introducendo delle valute locali generate tramite la tecnologia blockchain, finalizzate a facilitare il commercio delle comunità e stimolare l’attività economica.
Il progetto mira a migliorare l’utilizzo di 1 miliardo di dollari all’anno in aiuti distribuiti in contanti e buoni della Croce Rossa, il maggiore donatore umanitario dopo le Nazioni Unite, per venire incontro alle esigenze di prevenzione e per le conseguenze di catastrofi naturali.

Le nuove valute utilizzano crediti trasferiti tramite telefono cellulare e registrati in automatico con una blockchain. Consentono agli abitanti delle baraccopoli e agli abitanti dei villaggi di essere pagati per il loro lavoro e di spendere i crediti che guadagnano in beni e servizi locali.
Il sistema funziona in maniera molto simile al famoso sistema keniano di trasferimento di denaro via cellulare M-PESA, ma gli utenti non devono essere in possesso di scellini keniani, afferma Adam Bornstein, che lavora sui finanziamenti alternativi per la Croce Rossa danese.


Testato in alcune zone del Kenya e dell’Etiopia, questo sistema ha dato impulso alle economie nelle comunità povere, consentendo che dei crediti creati dal lavoro, dalla vendita o dal conferimento di aiuti fossero scambiati più volte e spesi a livello locale.

Il nuovo programma si espanderà in Kenya e potrebbe essere introdotto anche in Malawi, Myanmar, Zimbabwe, Camerun e Papua Nuova Guinea, con l’obiettivo di raggiungere 320.000 utenti nei prossimi due anni.
Paula Gil, una consulente umanitaria con sede a Ginevra, afferma che la tecnologia potrebbe provocare una rivoluzione nell’erogazione degli aiuti: “Questo è il futuro”, ha dichiarato alla Thomson Reuters Foundation, aggiungendo che “è probabilmente l’unico vero utilizzo della blockchain per fare del bene”.
Will Ruddick, fondatore di Grassroots Economics, una fondazione che sviluppa valute comunitarie anche per il progetto della Croce Rossa, sostiene che i sistemi di scambio sostenuti dalle blockchain potrebbero rimodellare il modo in cui i fondi per lo sviluppo e la costruzione di comunità economiche che resistono nel tempo sono diretti in tutto il mondo.
Il sistema consente a “25 donne con un semplice telefonino di costituire i propri crediti e risparmi utilizzando sistemi totalmente automatizzati”.
“E’ anche relativamente economico da gestire, circa 40’000 dollari l’anno per i server e il supporto per la copertura dell’intero Kenya, insieme  ad oltre 1 milione di dollari di finanziamenti iniziali stanziati dalla Norvegia e da altri donatori”.

 

Circuiti resilienti (che durano)”

 Ma non tutti hanno accolto con favore l’idea. Alcune banche keniane temono che la creazione di offerte di credito comunitario di questo tipo potrebbe ridurre la domanda dei loro prestiti, afferma Bornstein. E per attenuare le preoccupazioni sulla privacy degli utenti, i dati sono conservati su server sicuri, ha affermato Ruddick.
Ma l’utilizzo della blockchain per supportare un sistema di credito locale aumenta la trasparenza, dice, con i donatori, che sono in grado di avere una visione quasi in tempo reale di come stiano funzionando i loro aiuti, in modo da poterli adeguare in base alle necessità invece di aspettare fino alla fine di un progetto. Aggiunge che le valute comunitarie potrebbero anche contribuire a colmare il bisogno di credito, necessario alle piccole e medie imprese nei paesi in via di sviluppo, stimato dalla Banca Mondiale a 2’600 miliardi di dollari.

L’espansione economica nelle comunità povere potrebbe portare benefici, dalla creazione di più posti di lavoro per i giovani, all’aiuto alle comunità ad attrarre e trattenere gli insegnanti, dicono gli esperti della Croce Rossa.
Ruddick afferma che pagare gli insegnanti con crediti locali che possono usare per l’affitto e il cibo crea “un circuito resiliente”.
Questo tipo di circuito sono quelli su cui sono costruite le economie. Se manca, si finisce con il ciclo cronico della Croce Rossa che dà aiuti ogni tre anni perché non sta costruendo delle comunità”, dice.

La consulente Gil ha invitato più agenzie umanitarie ad adottare l’innovazione per rendere il loro lavoro più efficace e sostenibile.
Afferma che ci sono voluti 15 anni perché le organizzazioni “non avessero paura di dare soldi alla gente” invece di cibo o altri aiuti per far fronte alle catastrofi.
Spero non ci vorranno altri 15 anni per capire che dobbiamo sostenere le economie locali invece di dare denaro alle persone”, ha aggiunto.

 

Tratto da:
https://reliefweb.int/report/kenya/red-cross-boosts-disaster-prone-communities-blockchain-cash

 Traduzione a cura di Renato Nettuno

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