Karl Popper ed il principio di falsificabilità. Perché le dottrine economiche mainstream non hanno alcun fondamento scientifico

Da quasi 30 anni l’Italia attua le politiche economiche di austerità, proposte come “senza alternative” dai supposti esperti dell’Unione Europea. Se queste dottrine economiche avessero un fondamento scientifico, dovrebbero essere falsificabili.
Ovvero: dopo anni di applicazione di queste dottrine, avendo ottenuto anche un solo risultato fallimentare (ad esempio il tracollo economico della Grecia o dell’Italia), questo dovrebbe essere sufficiente a dichiararne l’inaffidabilità, muovendosi per cercare altre teorie economiche più adeguate.
Non è sufficiente che una certa teoria abbia funzionato bene “in certi casi” o addirittura “in molti casi”. Una teoria per essere fondata deve essere vera sempre, se no si dimostra inadeguata.
Al fine di comprendere meglio questo concetto riportiamo questo testo tratto dal sito
https://www.wikiwand.com/it/
in cui si illustra il principio di falsificabilità come formulato dal grande filosofo Karl Popper.

Se coloro che determinano le politiche economiche del nostro paese applicassero questo tipo di ragionamento, si renderebbero conto che in economia non esistono scelte inevitabili (ricordiamo Margaret Thatcher: “There is no alternative”), ma che esistono invece delle scelte che dipendono dalle finalità da perseguire, che dovrebbero essere oggetto di un dibattito pubblico e democratico.
E sarebbe evidente a tutti che le “raccomandazioni” dell’Unione Europea non sono altro che una opinione fra tante, non dei pareri indiscutibili di “grandi esperti”.

Buona lettura.


«Nessuna quantità di esperimenti potrà dimostrare che ho ragione; un unico esperimento potrà dimostrare che ho sbagliato.»
(Albert Einstein, lettera a Max Born del 4 dicembre 1926)

L’espressione principio di falsificabilità (dal tedesco Fälschungsmöglichkeit, traducibile più correttamente come “possibilità di confutazione“) identifica il criterio formulato dal filosofo contemporaneo Karl Popper per separare l’ambito delle teorie controllabili, che appartiene alla scienza, da quello delle teorie non controllabili, da Popper stesso identificato con la metafisica.


Perché la metafisica non è scienza?

La metafisica, per Popper, non è più un insieme di teorie e fedi prive di senso, come per il neopositivismo; non è nemmeno la filosofia prima di Aristotele o in generale lo studio delle verità ultime e trascendenti. Essa è semplicemente ogni postulato, dotato di senso e significato, che non è scienza perché non è mai falsificabile, ma che può, all’occasione, venire in aiuto alla scienza e al ricercatore fornendogli idee e prospettive per inquadrare i problemi; o può addirittura, col crescere del sapere di sfondo, diventare scienza.
In effetti, Popper dimostrò che la “verifica” non è sufficiente quando si vuol garantire la correttezza di una teoria scientifica. Di fatto, le teorie verificate si succedevano senza che nessuna riuscisse ad acquisire una volta per tutte l’infallibilità. Rovesciando l’apparente evidenza secondo la quale la teoria scientifica sarebbe portatrice di certezza, Popper dimostrava che, invece, la caratteristica propria della scientificità di una teoria consiste nel “fallibilismo”.

Il concetto popperiano di falsificabilità (che definisce appunto un nuovo criterio di scientificità), si oppone nettamente a quello neopositivista di verificabilità, inteso a definire un criterio di senso per il quale sono significative, cioè dicono qualcosa, solo le asserzioni verificabili induttivamente; le asserzioni delle metafisiche, che non lo sono, non vengono da esso ritenute significative. Un chiaro esempio di pseudo-scienza è l’astrologia, la quale non può essere sottoposta a un vaglio di falsificabilità.

Cosa afferma il criterio

Il criterio di falsificabilità afferma dunque che una teoria, per essere controllabile, perciò scientifica, deve essere “confutabile”: in termini logici, dalle sue premesse di base devono poter essere deducibili le condizioni di almeno un esperimento che, qualora la teoria sia errata, ne possa dimostrare integralmente tale erroneità alla prova dei fatti, secondo il procedimento logico del modus tollens, in base a cui, se da A si deduce B, e se B è falso, allora è falso anche A. Se una teoria non possiede questa proprietà, è impossibile controllare la validità del suo contenuto informativo relativamente alla realtà che presume di descrivere.

Come ha sottolineato Karl Popper, se una proposta teorica o un’ipotesi non può essere sottoposta a un controllo che possa falsificarla, allora il teorico che l’ha avanzata può suggerire, a partire da essa, qualsiasi altra concezione senza possibilità di contraddittorio: l’ipotesi iniziale può portarci a qualunque conclusione senza che si possa confutarla.

«L’inconfutabilità di una teoria non è (come spesso si crede) un pregio, bensì un difetto. Ogni controllo genuino di una teoria è un tentativo di falsificarla, o di confutarla. La controllabilità coincide con la falsificabilità; alcune teorie sono controllabili, o esposte alla confutazione, più di altre; esse per così dire, corrono rischi maggiori.»
(K. Popper, in AA.VV., Filosofia e pedagogia dalle origini a oggi, vol. 3, p. 615, La Scuola, Brescia 1986)


Importanza del criterio

L’assunzione del criterio di falsificabilità determina un mutamento di indirizzo nella concezione del metodo scientifico. In primo luogo, il falsificazionismo implica il deduttivismo: la scienza procede per congetture, da cui si deducono conseguenze, che le possono confutare.
Una volta che l’induzione per enumerazione si è rivelata fallace a seguito dell’esperimento mentale del «tacchino induttivista»; e che l’induzione per esclusione è stata destituita di fondamento dall’osservazione che le teorie formulabili sono per principio infinite; l’unica cosa che resta è infatti il metodo deduttivo dei controlli (o metodo ipotetico-deduttivo).

Collegato al deduttivismo è il comando metodologico della falsificazione: si deve cercare di confutare una teoria, per eliminare al più presto l’errore e correggerlo. La falsificabilità è l’unico criterio scientifico che abbiamo: una teoria non potrà mai essere verificata del tutto, può essere solo falsificata. Come sostenuto da Albert Einstein, da cui Popper trasse spunto: «nessuna quantità di esperimenti potrà dimostrare che ho ragione; un unico esperimento potrà dimostrare che ho sbagliato». Una scienza che eviti di scontrarsi con l’errore, immunizzando se stessa contro le critiche per risultare in apparenza sempre vera, non è una scienza: Popper fa l’esempio del marxismo e della psicoanalisi come false scienze.


Tratto da:
https://www.wikiwand.com/it/Principio_di_falsificabilit%C3%A0

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