Italia: i disastri di una Democrazia distorta.

di Davide Gionco

Quali sono le ragioni degli evidenti malfunzionamenti della Democrazia in Italia?
Per trovare delle risposte è necessario prima di tutto comprendere cosa non funziona e perché.

Premesse storiche
Correva l’anno 1748 quando Charles-Louis de Secondat, baro de La Brède et de Montesquieu, a tutti noto semplicemente come Montesquieu, pubblicò l’opera Spirito delle leggi.

Nella sua opera Montesquieu evidenziava come “Chiunque abbia potere è portato ad abusarne; egli arriva sin dove non trova limiti … Perché non si possa abusare del potere occorre che … il potere arresti il potere“.
Montesquieu fu il primo a identificare i 3 generi di poteri fondamentali di uno stato: il potere legislativo (chi fa le leggi), il potere esecutivo (chi le fa eseguire) e il potere giudiziario (chi punisce le infrazioni delle leggi).
Per evitare che chi deteneva il potere ne abusasse, era necessario che i 3 poteri fossero separati fra loro.
Ricordiamo che in quel tempo in Francia regnava indiscusso re Luigi XV, in quale faceva le leggi, era capo del governo ed era al di sopra delle leggi, essendo di fatto anche capo supremo della magistratura.
L’idea di limitare il potere del re non era nuova. Già nel 1215 in Inghilterra re Giovanni “senza terra” aveva accettato la Magna Charta Libertatum, tramite la quale anche il re doveva sottostare a quanto previsto dalla Legge.
Nonostante le censure iniziali da parte del potere costituito francese (si noti che il libro fu editato ad Amsterdam), le idee di Montesquieu si diffusero, venendo poi messe in atto nella Rivoluzione Americana (1775-183), poi nella Rivoluzione Francese (1789-1793), arrivando poi in Italia con l’accettazione dello Statuto Albertino, nel 1848, da parte di re Carlo Alberto di Savoia.

Tale statuto diventerà quello del Regno d’Italia, con l’unificazione, e resterà in vigore fino al 1948, con l’approvazione dell’attuale Costituzione della Repubblica Italiana.

I limiti della visione di Montesquieu. L’esistenza del quarto e del quinto potere
Montesquieu ha certamente dei grandi meriti per avere introdotto nella cultura e nel diritto il concetto della separazione dei poteri e per avere evidenziato la necessità di limitare ciascuno dei poteri, affinché non avvengano degli abusi.
Tuttavia Montesquieu non poteva immaginare che nei secoli successivi si sarebbero affermati due nuovi “tipi di potere” all’interno degli stati.
Ai poteri legislativo, esecutivo e giusiziario, infatti, oggi è ampiamente riconosciuta l’esistenza di un “Quarto Potere” (resa pubblica dal celebre film di Orson Welles del 1941), che viene identificato nel potere di controllare le informazioni che contribuiscono a formare l’opinione pubblica e, quindi, ciò che il Popolo decide quando va a votare.
Lo potremmo definire come “Potere Mediatico“. Non decide al 100% ciò che il popolo vota, ma riesce a condizionare la maggioranza degli elettori, il che è sufficiente per ottenere gli obiettivi politici prefissati dai finanziatori.

Le opere di autori come Gustave Le Bon, Walter Lippmann, Edwars Bernays e, più recentemente, di Robert Cialdini mostrano come questo potere sia in grado di condizionare fortemente gli altri 3 poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario).

Possiamo certamente identificare l’esistenza di un “Quinto Potere” che infuenza molto pesantemente gli altri 4 poteri. Si tratta del “Potere Monetativo” ovvero dal potere di chi ha la facoltà giuridica di creare del nuovo denaro e di decidere su come allocarlo (ad interesse), influenzando l’economia dello stato, influenzando le decisioni della politica, in particolare rendendo scarso il denaro per il bilancio, il che porta a tagli sulla spesa pubblica e ad aumenti delle tasse, mentre contemporaneamente rende molto denaro facilmente disponibile per la speculazione finanziaria.
Con le riforme neoliberiste avvenute durante gli anni 1970-1980 la maggior parte delle banche centrali sono diventante “indipendenti” dai rispettivi governi, dando compimento alla costituzione del “quinto potere monetativo”, effettivamente separato dagli altri poteri dello stato, ma anche indipendente dal controllo popolare, il che fa a pugni con la Democrazia.
Questo avvenne in Italia nel 1981, con il famoso “divorzio” fra la Banca d’Italia ed il Ministero del Tesoro, ad opera di Carlo Azeglio Ciampi e di Beniamino Andrreatta, avvenuta peraltro senza alcuna discussione pubblica e senza alcun voto parlamentare.

Attualmente il quarto ed il quinto potere sfuggono in larga parte ai meccanismi di limitazione dei poteri prospettati da Montesquieu, sono di fatto sotto il controllo dei grandi poteri economici e gli effetti negativi sono sotto gli occhi di tutti.

 

E il Popolo, dove sta?
Viviamo in un paese dove all’art. 1 della Costituzione sta scritto “la sovranità appartiene al popolo“. Ovvero formalmente in una Demo-crazia, nella quale il Popolo dovrebbe essere il beneficiario dell’azione dei 3+2 poteri e nella quale il Popolo dovrebbe detenere il potere di nominare coloro che votano le leggi alle quali tutti i poteri devono sottostare.
La realtà, purtroppo, è ben diversa.

Per quanto riguarda l’approvazione delle leggi, oggi la stragrande maggioranza delle leggi sono o conversioni in legge di direttive dell’Unione Europea ovvero di testi di legge elaborati dalla Commissione Europea, i quali non hanno ricevuto un mandato diretto tramite votazione popolare, ma che sono espressione di accordi intergovernativi. Non sono persone che rendono conto al Popolo del loro operato, a differenza dei parlamentari
Il Popolo è molto distante, mentre le lobbies che operano a Bruxelles hanno molta facilità ad interagire con la Commissione Europea, che sostanzialmente concentra su di sé il potere legislativo ed il potere esecutivo in Europa.

 

Il “potere legislativo” del Popolo italiano è sottomesso alle direttive europee emanate dalla Commissione Europea.
Non esiste un “potere legislativo” del Popolo europeo, dato che il Parlamento europeo non a il potere né di imporre le proprie leggi al governo (la Commissione), né di impedire che le direttive della Commissione (le leggi) entrino in vigore.

Il “potere esecutivo” del governo italiano è sottoposto ai vincoli provenienti dalla Commissione Europea, attraverso le varie “lettere di chiarimenti” e attraverso il potere sanzionatorio nei confronti dei governi dei paesi membri.

Se il fine ultimo dei 3+2 = 5 poteri dello Stato dovrebbe essere di servire il Popolo, possiamo constatare che è proprio la “distanza democratica” dal Popolo, unita alla mancanza di strumenti di Democrazia Diretta adeguati, a fare sì che i 5 poteri non siano al servizio del Popolo, ma al servizio dei poteri finanziari e dei partiti politici loro valletti.
Non è un caso che in Europa, e soprattutto in Italia, i ricchi siano sempre più ricchi e che la gente non si renda neppure conto di come avviene: sono loro a controllare i 5 poteri dello Stato.

Montesquieu diceva “Chiunque abbia potere è portato ad abusarne; egli arriva sin dove non trova limiti … Perché non si possa abusare del potere occorre che … il potere arresti il potere“.
Non essendo previsti limiti a chi attualmente detiene i 5 poteri, le distorsioni alla Democrazia sono diventate la norma.

Nei prossimi articoli esporremo delle proposte per ridurre il controllo delle lobbies economiche sul quarto potere (il Potere Mediatico) e sul quinto potere (il Potere Monetativo).

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