Individualismo e comunità

di Augusto Anselmo

Non si può capire niente della situazione in cui ci troviamo se non la si colloca nel quadro più ampio dell’individualismo.
Il sistema economico crea individui e li isola gli uni dagli altri.
Gli scambi mediati dal denaro, lungi dal collegare meglio fra di loro le persone, le rendono più distanti e infelici.
Gli amici litigano quando devono lavorare insieme perché le faccende di denaro finiscono per diventare più importanti.
Mettiamo il denaro al primo posto perché è diventato il fine oltre che il mezzo per vivere.
Non esiste veramente comunità nel mondo in cui viviamo.
Questa bella parola indica fratellanza e comunione di intenti.
Questo può avvenire nel mondo economico se ognuno è vincolato come prima cosa a recuperare un minimo di capitale per poter vivere?
E’ evidente che tutto il resto diverrà secondario e che la compassione e la carità diverranno marginali.
Ad ognuno è assegnato il compito di guadagnare. Se non lo fa sarà un emarginato sociale e verrà visto come un peso.
 
La più grande delle difficoltà che abbiamo è riuscire a cooperare.
L’economia non facilita la cooperazione.
Il capitalismo si basa sull’iniziativa del singolo, dell’individuo o al limite del gruppo commerciale.
Ma non ci si deve fare illudere dal termine gruppo o azienda o altro.
E’ sempre in mano a pochi che finisce il capitale.
I gruppi, se esistono, tendono a togliere ad altri fette di mercato sempre più grandi.
Se vivessimo davvero in una comunità ci si aspetterebbe molta più solidarietà. Non che questa manchi del tutto, ma non è sufficiente a chiamare il nostro mondo “comunità”, perchè questa implica la “messa in comune” delle cose.
E’ solo l’iniziativa di alcune persone e di gruppi a portare nel mondo ancora un briciolo di legame comunitario.
Persino le cooperative non costituiscono autentiche comunità.
Sono sì l’esempio che più ci si avvicina, ma sono anch’esse vincolate prima di tutto a generare profitto e alla concorrenza.
Anche nelle cooperative il tempo di lavoro “è denaro”.
Le ore del lavoratore sono soggette ad una disciplina ferrea che è quella imposta dal macrosistema economico il quale impone le sue leggi di mercato. Suo malgrado la cooperativa deve adeguarsi ai prezzi in vigore delle merci i quali sono in gran misura influenzati da quei pochi oligopoli che si possono permettere enormi economie di scala abbassando i costi di produzione.
La vita, il lavoro, sono “monetizzati” e la funzione della gente è quella di rendersi adeguata – tramite la partecipazione ad un lungo curriculum scolastico – al mercato del lavoro.
In altre parole la vita diviene eterodiretta e noi siamo sempre meno parte attiva dei processi da cui dipende la nostra vita. Tutto ciò è paradossale per una cultura che si definisce “progredita”.
Come possono sorgere relazioni umane autentiche sulla base di una logica economica?

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