Incubi neoliberisti al tempo del Coronavirus

Tante le chicche lette o sentite in questa settimana. 

Ne scelgo alcune che ben descrivono l’essenza del neoliberismo al tempo del Coronavirus.

 

Monti

Nell’editoriale di Monti sul Corsera, già citato la settimana scorsa, c’era anche questa frase.

In giorni come questi, la lucidità aumenta. Chiediamo al governo di governarci, di prendere provvedimenti rigorosi, di farli osservare. 

Ci rendiamo conto che solo lo Stato, con i suoi provvedimenti e con il sistema sanitario, è in grado di tutelare la salute pubblica. Riconosciamo che a fronte delle tasse, pesanti se siamo contribuenti onesti, lo Stato ci dà qualcosa che non potremmo comprare nel mercato. 

Forse ci viene perfino in mente, se abbiamo evaso, che è anche per colpa nostra se tanti pazienti contagiati rischiano di morire perché i reparti di terapia intensiva non hanno sufficiente capienza.

Lo slogan standard fino a poco tempo fa era il seguente: «pagare meno, pagare tutti». 

In altre parole si dava alla lotta all’evasione una “valenza etica” legata al fatto che lo stanare l’evasore avrebbe ridotto la pressione fiscale sugli altri.

Monti invece dà per scontato che le tasse sono «pesanti se siamo contribuenti onesti»: le tasse pesanti ci sono punto e basta. Ci sono perché lo Stato «ci dà qualcosa che non potremmo comprare nel mercato».

L’evasore quindi si batta il petto: è colpa sua se i reparti di terapia intensiva non hanno sufficiente capienza.

La cosa ovviamente non funziona: se un evasore va in tribunale, lo condannano per evasione, non per “omicidio colposo” nei confronti di morti per Coronavirus.

Se infatti l’ammanco di qualcosa allo Stato ha una valenza etica, ce l’ha anche se l’ammanco avviene nella piena legalità: ricordiamoci ad esempio che per la ex Fiat «la sede olandese e il domicilio fiscale a Londra permettono risparmi fiscali ai soci» (Il Sole 24 Ore), quindi i “risparmi fiscali ai soci” equivalgono a soldi persi dall’Erario italiano; ricordiamo che 70 miliardi l’anno vanno dalla nostra economia ai redditieri internazionali, nella piena legalità.

Monti ci rivela il “metodo divulgativo” standard del neoliberismo:

1) le tasse vanno pagate indipendentemente dal loro carico

2) esiste sempre “il nemico”: l’evasore, in questo caso

3) la finanza internazionale e il tributo del 15% che sottrae al lavoro non vanno mai citati, nemmeno di striscio.

 

Cappellani

Nella trasmissione di Paolo Del Debbio, Dritto e Rovescio, lo scrittore Ottavio Cappellani da Catania dice più o meno così: «Il coronavirus è una grande occasione per l’economia italiana; il ricco diventerà più ricco, il povero si rimboccherà le maniche, e finalmente verrà spazzata via questa media borghesia della fabbrichetta» e citava Milton Friedman a supporto delle sue affermazioni.

Da Del Debbio a Giuseppe Cruciani l’indignazione si è sprecata: «Come si fa a lodare il Coronavirus in presenza di morti e del dolore dei familiari?!?»

A nessuno è venuto in mente di lodare Cappellani: «Bravo, Cappellani! Con poche parole lei ha descritto l’essenza del neoliberismo!»

Infatti nel neoliberismo accade esattamente questo tris di effetti.

1) Il ricco diventa sempre più ricco. Naturalmente non si tratta del “ricco imprenditore”, ma del “ricco redditiere”, che ha bisogno di povertà e disoccupazione strutturale affinché la principale voce di costo (i salari) stia sempre bassa: sia per non far muovere l’inflazione, sia per avere mano d’opera a basso costo.

2) La classe media sparisce. Massacrate dalle tasse, dagli interessi passivi, dalle crisi ormai endemiche, le fabbriche serie, radicate sul territorio, legate all’economia reale, spariscono. Prosperano invece, grazie alla mano d’opera a basso costo, le grandi aziende-giocattolone da passarsi di mano in mano secondo gli umori della finanza.

3) Il povero deve rimboccarsi le maniche. Però, abbandonato dallo Stato e senza le “fabbrichette” sul territorio, può ingegnarsi solo a diventare addetto delle pulizie, cameriere, lavapiatti, trasportatore di pacchi. Tutti mestieri dignitosi e legittimi, se scelti liberamente, ma senza “la fabbrichetta” diventano l’unica scelta. La fabbrichetta era (è) l’unico ascensore sociale per il povero.

E, com’è noto, il neoliberismo si preoccupa poco dei morti che lascia per strada. 

Davvero bravo Cappellani: la sua divulgazione è senza reticenze, il neoliberismo è la sua fede, Friedman è il suo profeta, e che la morte economica sia con noi.

 

#State a casa

Un problema sanitario si può risolvere; un’epidemia si può contenere; una pandemia si può solo mitigare.

Cosa significa mitigare? Fare in modo che si diffonda la pandemia a un ritmo compatibile con le strutture sanitarie a disposizione, tirando il collo ai sanitari.

La mitigazione in Italia produce a oggi un rapporto di 1,27 tra guariti e morti.

La mitigazione viaggia ovviamente anche sull’entità delle strutture e la disponibilità di medici.

Pesco da un articolo di un anno fa, 15 febbraio 2019

http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=71005&fb_comment_id=2051803794901364_2051978851550525

Sempre meno letti negli ospedali. Sia per acuti che per lungodegenze. E il sistema è in sofferenza

Lo “Standard” previsto dal DM 70/2015, il più basso in Europa, è ulteriormente peggiorato. Tra acuti e lungodegenza ne mancano quasi 15 mila per rispettare il parametro imposto dal DM di 3,7 posti letto x 1.000 abitanti. 

E intanto continuano le lamentele dei cittadini per il protrarsi delle lunghe attese sulle barelle dei Pronto Soccorso in attesa di un posto letto, per le liste d’attesa dei ricoveri in elezione e le difficoltà delle dimissioni dai reparti di degenza per acuti in carenza di posti letto/post acuti

Nel prossimo mese di aprile saranno quattro gli anni dall’approvazione del DM 70/2015 che aveva suscitato ampie discussioni e riserve riguardo soprattutto allo standard indicato per i Posti Letto, prevedendone un’ulteriore diminuzione rispetto alle precedenti già avvenute, diminuzioni che hanno portato l’Italia agli ultimi posti in Europa: la Francia a 6.4, la Germania a 8.2, il Belgio a 6.3, il Portogallo a 3.4, la Spagna a 3.1. 

Mentre Svezia e Inghilterra si collocano rispettivamente a 2.7 e 2.9 essendo dotati di servizi territoriali che permettono un’efficace assistenza extra-ospedaliera.

Aggiungo uno dei commenti all’articolo.

Questi dati confermano precisamente che ridimensionare o chiudere i piccoli o medi ospedali è stato un clamoroso errore sanitario, organizzativo, finanziario e politico.

I Pronto Soccorso sono sempre più affollati da malati che non trovano un posto nel reparto corretto e peggiorano la loro condizione.

Gli Assessori alla Sanità dovrebbero rendersene conto frequentando i Pronto Soccorso, invece di premiare i Direttori Generali che tagliano letti e personale agli ospedali. Proviamo a premiare i Direttori che eliminano le liste di attesa.

Si capisce bene che, se la Germania ha 8,2 posti letto x 1000 abitanti contro il 3,7 nostro (patametro tra l’altro imposto e non raggiunto!) si senta meno agitata per il problema: ha molto più margine prima di “chiudere tutto”, e nel frattempo ha il tempo di impostare un piano economico basato sulle sue banche federali che non incidono sul debito pubblico.

Per non rivelare che abbiamo un sistema sanitario asfittico, politici e media stanno seguendo questa linea

– fanno l’elogio ossessivo di chi sta in trincea; giusto elogio, ma utilizzato per coprire le deficienze;

individuano un “nemico” (quello che non sta alle regole, quello che esce di casa, l’untore);

– mentre la colpa principale sta nel calo dei posti-letto.

 

Riassumendo

1) La mitigazione della pandemia passa anche attraverso il numero di letti e il numero dei medici

2) La nostra sanità è competente, ma numericamente asfittica

3) E’ asfittica perché da decenni, e ancora nel 2015, abbiamo fatto “spending review”

4) Abbiamo fatto “spending review” perché ogni anno dobbiamo consegnare 70 miliardi ai redditieri

5) Dobbiamo consegnare 70 miliardi ai redditieri perché nel 1981 facemmo “la madre di tutte le privatizzazioni”: la consegna del debito pubblico nelle mani dei mercati.

6) Per cui, come ripeto spesso: tornate alle azioni sciagurate di Andreatta e Ciampi, se volete capire perché la nostra sanità non regge il colpo.

Boris Johnson ha fatto un brutto discorso, sul fatto di rassegnarsi alla morte dei propri cari. Era il classico discorso mediaticamente mal posto.

Ma di fatto in Italia, dove non facciamo quel discorso, accade qualcosa di diverso? Non ci sono a oggi 4.032 famiglie che si sono dovute rassegnare alla perdita dei loro cari?

E in più con un popolo che dovrà vivere segregato per due mesi (basteranno?) e ne verrà fuori come popolo di zombie con turbe psichiche: bambini chiusi per settimane in casa al quinto piano, senza scuola, senza vedere niente altro che due adulti in depressione crescente e la TV che blatera di virus non possono restare “normali”.

E intanto gli altoparlanti neoliberisti girano per paesi deserti gridando «Non fate assembramenti! State a casa!»

Il nemico, “quello che esce”, è necessario per coprire le proprie inefficienze.

Il contagio avanza attraverso i lavoratori obbligati e attraverso i contagiati che non sanno di esserlo, i quali stanno già nelle case; avanza in misura insignificante attraverso “chi esce”, senza vedere nessuno.

Ormai l’unico diritto rimasto in Italia è portare il cane a pisciare.

 

Gli untori

La caccia agli untori ha coinvolto anche due gruppi di neocatecumenali che hanno avuto la disgrazia di fare dei mini-ritrovi in tempo di Coronavirus.

Leggo dal sito “La luce di Maria” (non fa altro che riprendere la notizia del TG1 e TG2 del 16 marzo).

In Campania si assiste ad una situazione spiacevolissima e surreale. Il Governatore Vincenzo De Luca si è visto costretto ad isolare altri quattro Comuni: «Causa del picco di contagi è un rito mistico. Hanno bevuto tutti dallo stesso bicchiere»!

Si tratta di Sala Consilina, Polla, Atena Lucana e Caggiano, in provincia di Salerno, per un totale di circa 23.000 abitanti. «Ho dato mandato all’Asl di procedere alla denuncia penale di quanti hanno promosso o partecipato a questa iniziativa, per il danno enorme che ha prodotto sulla pelle di migliaia di cittadini, di migliaia di medici e infermieri impegnati all’ultimo respiro nella battaglia contro la diffusione del contagio. Nelle prossime ore, saremo, se possibile, ancora più rigorosi di fronte a comportamenti irresponsabili, applicando le sanzioni previste, a cominciare da quanti hanno partecipato a queste iniziative».

Erano Neocatecumenali, riunitisi tra il 29 Febbraio e il 1 Marzo ad Atena Lucana (SA)

Uno legge, ci crede e inorridisce. 

Ci vuole un po’ per ricevere un testo che chiarisca la situazione.

Il primo incontro dei Neocatecumenali è avvenuto il 28-29 febbraio in un hotel di Atena Lucana.

Considerato che il 29 febbraio «al San Paolo di Napoli per la sfida al Torino, vinta per 2-1, erano presenti 24.843 spettatori per un incasso totale di 420.506 euro» evidentemente i raduni, anche affollatissimi, erano leciti. C’era un’ordinanza di De Luca del 26 febbraio solo per i comuni di Montano Antilia e Ceraso.

Tutta la celebrazione è stata fatta secondo le norme: comunione in mano e niente scambio della pace.

Un secondo incontro a Sala Consilina è avvenuto il 4 marzo. Il Comunicato della Conferenza Episcopale Campana che vietava gli incontri è del 5 marzo. L’Ordinanza del Presidente del Consiglio per tutta l’Italia ha “girato” mediaticamente da sabato 7 marzo ed è ufficialmente del 9 marzo.

Quindi i gruppi hanno fatto cose lecite e secondo le regole. Che poi ci si possa infettare anche stando alle regole, è cosa ovvia.

Dagli all’untore! Anche il prete è pericoloso, perché confessa tanta gente! (Ma quando mai?)

Chissà perché non si parla mai di quella che è stata una fonte certa di contagio diffuso: quel mestiere che si pratica rigorosamente a distanza zero e dove la frequenza è più assidua che non alla Confessione.

 

Giovanni Lazzaretti

giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com

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