Il virus-keynes ci salverà?

di Piero Valerio

Con tutto il rispetto dovuto per i morti e per la sofferenza di noi vivi segregati in casa, dobbiamo dire che l’arrivo di questo virus ha in sé qualcosa di miracoloso. Sta forzando molti di noi ad aprire gli occhi sul sistema economico distorto e folle in cui viviamo. Per me non si tratta più di un semplice invisibile virus ma del più importante professore di economia mai apparso nella storia dell’uomo. Da oggi in poi per me il virus si chiamerà KEYNES. Ecco nell’ordine le storture svelate dal nostro piccolo Keynes, dopo il suo primo giro intorno al mondo:

1) Al momento opportuno tutti gli Stati Normali come Stati Uniti, Gran Bretagna, Cina, Giappone etc (insomma tutti gli Stati del mondo tranne noi sfigati dell’eurozona) possono stampare denaro, monetizzando direttamente i deficit tramite la propria Banca Centrale, per affrontare le emergenze e le calamità

2) L’Italia da quando ha aderito all’euro non è più uno Stato Normale, perché non può spendere un centesimo per aiutare i suoi cittadini in difficoltà senza prima chiedere il permesso agli organismi europei. Dopo avere ottenuto il tanto agognato permesso (sospensione del Patto di Stabilità) l’Italia può avere denaro solo vendendo i suoi titoli e indebitandosi con i mercati. Purtroppo se l’Italia si salverà oggi dal virus morirà domani di debito e di fame.

3) Gli aiuti e i piani di salvataggio europei non sono mai espressioni di solidarietà o cooperazione, ma modi un po più articolati e complessi di strozzinaggio moderno: il MES per esempio è un fondo dove versi dei soldi tuoi ma se per necessità li rivuoi indietro devi indebitarti con questo organismo e accettare condizionalita’ severe per il successivo rientro dal debito (le dolorose e arcinote manovre lacrime e sangue)

4) La politica dei tagli alla spesa pubblica (vedi sanità) non arreca nessun vantaggio o ricchezza ulteriore ai cittadini, ma serve solo a rispettare le assurde regole di bilancio europee e a tranquillizzare i mercati. Quando però ti ammali e hai bisogno di un posto letto, a Bruxelles si voltano dall’altra parte o fanno spallucce e i mercati fuggono lasciandoti crepare.

5) La globalizzazione e quindi la libera circolazione di merci, capitali e persone ha arrecato vantaggi solo a chi aveva capitali (banche, società finanziarie) o merci (aziende multinazionali) da movimentare. Le persone o accettano di essere sfruttate e sottopagate oppure sono costrette a spostarsi per lavoro da un paese all’altro per seguire i movimenti impazziti delle merci e dei capitali.

6) La globalizzazione ha esasperato il concetto di competitività e concorrenza, mettendo non solo interi paesi ma anche i singoli individui uno contro l’altro in una feroce lotta per la sopravvivenza. Questa gara però è sempre al ribasso per i lavoratori, perché i vincitori sono soltanto i ricchi imprenditori e banchieri che minimizzano i costi e massimizzano i profitti

7) La globalizzazione ha consentito alle aziende di delocalizzare le produzioni in paesi dove potevano meglio sfruttare il lavoro sottopagato o le agevolazioni fiscali. Quando però arriva un evento imprevisto come una pandemia, un paese che ha delocalizzato selvaggiamente come l’Italia si ritrova a dover elemosinare mascherine e respiratori in giro per il mondo, perché entro i confini nazionali non produce più nulla.

8) Uno Stato Normale e Sano non solo non deve tagliare ma al contrario deve incentivare e investire nei settori strategici per la nazione, quali i trasporti, le telecomunicazioni, l’energia, la siderurgia, le risorse ambientali, la sanità, la scuola, la ricerca. In momenti di panico o crisi globale, lo Stato Normale e Sano si troverà pronto e preparato per affrontare qualsiasi emergenza.

9) In un’Economia Sana i singoli paesi devono tendere dell’autosufficienza, cioè produrre in casa tutto ciò che sanno e possono fare e destinare alle esportazioni solo le eccedenze della produzione. Le importazioni dovrebbero essere ridotte ai beni non sostituibili, cioè le materie prime di cui un paese non dispone (tipo il petrolio) oppure i prodotti che non si possono fare per carenze tecnologiche o di know-how

10) Ogni volta che uno Stato Normale ha cercato di perseguire un’Economia Sana, investendo molte risorse nei settori pubblici strategici, è stato attaccato con uno spauracchio irrazionale che ha origini ancestrali e tribali: l’inflazione. La minaccia più o meno suona così: se tu Stato Normale hai lo sventurato proposito di spendere molti soldi per il benessere dei tuoi cittadini prima o dopo verrai attaccato dal mostro dell’inflazione, cioè la tua moneta troppo diffusa perderà valore rispetto ai prodotti da acquistare.

11) L’Inflazione, cioè l’aumento di prezzo dei beni di consumo, può realmente avere un legame di causa effetto con la quantità di denaro circolante in un solo caso: quando un paese ha raggiunto la saturazione della capacità produttiva. Ovvero quando tutti gli impianti e i lavoratori sono occupati. Nel mondo moderno, dove l’evoluzione tecnologica è continua e la disoccupazione è elevata, nessun paese ha mai raggiunto la saturazione della capacità produttiva.

12) L’Italia ha effettivamente vissuto un periodo di elevata inflazione dal 1973 ai primi anni ottanta. Tuttavia è ormai ampiamente appurato che quell’aumento di inflazione non sia stato causato dall’aumento della spesa pubblica o del denaro emesso dallo Stato (il debito pubblico era mediamente del 60% rispetto al PIL) ma da ragioni esterne quali l’innalzamento spropositato del prezzo del petrolio, dovuto alla crisi dei paesi produttori del Medio Oriente.

13) Non è affatto vero che il debito pubblico italiano sia cresciuto negli anni ottanta perché i politici erano spendaccioni e corrotti. Niente di più falso, perché se vediamo l’andamento della spesa pubblica quest’ultimo è stato sempre in linea se non inferiore a quello degli altri stati. Anzi a partire dal 1992 l’Italia è stata costantemente in avanzo primario, cioè al netto della spesa per gli interessi sul debito, lo Stato ha incassato con le tasse più soldi di quanto ne ha spesi.

14) Il debito pubblico è cresciuto a causa della spropositata spesa per interessi, dato che nel 1981 la nostra banca centrale, la Banca d’Italia, in accordo con il Ministero del Tesoro, non ha più comprato titoli pubblici per tenere bassi gli interessi sul debito. Ad avvantaggiarsi di questa mossa speculativa furono le grandi banche o imprese che avevano molti capitali da investire in titoli di stato. Anzi imprenditori come gli Agnelli preferirono dirottare i loro interessi verso la finanza trascurando gli investimenti produttivi.

15) Non è affatto vero che ritornando alla propria moneta nazionale l’Italia si ridurrebbe alla stregua di paesi arretrati economicamente come Argentina e Venezuela, perché il tessuto produttivo italiano è molto più esteso e variegato rispetto a paesi troppo dipendenti dal petrolio o dalle importazioni. Negli ultimi anni la nostra bilancia commerciale con l’estero è stata sempre in positivo, cioè abbiamo esportato più di quanto abbiamo importato.

16) L’Argentina in particolare è entrata in profonda crisi quando governi neoliberisti e filoamericani decisero di agganciare rigidamente il valore del peso a quello del dollaro, come se fosse una moneta unica. A quel punto con il peso forte era più conveniente comprare prodotti importati rispetto a quelli locali. Vi ricorda qualcosa questa storia?

17) Il tessuto produttivo italiano ha cominciato ad impoverirsi dal 1979 in poi, quando l’Italia decise di entrare nello SME e di agganciare rigidamente il valore della lira a quello delle principali valute europee. Quando nel 1992 l’Italia a causa dell’attacco speculativo alla lira fu costretta ad uscire dallo SME, il nostro paese conobbe un insperato periodo di crescita economica perché i nostri prodotti erano di nuovo diventati competitivi per prezzo e qualità. Questa breve fase di benessere durò fino al 1996, quando fummo costretti dai nostri politici mercenari a rientrare nello SME prima e nell’euro dopo.

18) È chiaro che la stampa italiana continuerà a propagandare articoli falsi e infondati come questo, perché i loro padroni sono quasi tutti banche e grandi imprenditori, che adorano lo status quo. Tuttavia sono sicuro che il virus Keynes arriverà prima o dopo ad illuminare le coscienze dei nostri giornalisti. È solo questione di tempo. Meglio un’intera vita da schiavi e zimbelli o un solo attimo da eroi liberi???

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