Il vile affarista Mario Draghi come futuro presidente

Nonostante siano passati più di 10 anni, in rete è ancora virale la dichiarazione dell’ex presidente Francesco Cossiga, sia del Consiglio dei Ministri (1979-80) sia della Repubblica (1985-92), su cosa accadrebbe nell’ipotesi in cui Mario Draghi diventasse presidente del Consiglio.

Riascoltiamo quelle parole, facilmente reperibili in rete, ormai passate alla storia.

« Un vile… un vile affarista, non si può nominare Presidente del Consiglio chi è stato socio della Goldman Sachs (grande banca d’affari americana).

E male, molto male, io feci ad appoggiarne, quasi a imporne la candidatura a Silvio Berlusconi, male molto male.

È il liquidatore, dopo la famosa crociera sul “Britannia”, dell’industria pubblica, la svendita dell’industria pubblica italiana quando era direttore generale del Tesoro.

E immaginati che cosa farebbe da Presidente del Consiglio dei ministri. Svenderebbe quel che rimane: Finmeccanica, l’Enel, l’Eni.

E certamente i suoi ex comparuzzi di Goldman Sachs. »

Il conduttore di Unomattina, era Luca Giurato, ha provato a prendere le distanze dalle dichiarazioni di Cossiga, ma l’ex presidente ribadì la responsabilità personale delle sue dichiarazioni, pronunciate nel lontano 24 gennaio 2008.

CHI È MARIO DRAGHI?

Draghi è il “discepolo Giuda” di Federico Caffè, si laurea in economia nel 1970 con una tesi di laurea contraria all’ipotesi di una moneta unica europea, definendola “una follia, un qualcosa assolutamente da non fare”.

Il curriculum di Mario Draghi è consultabile da chiunque sul sito della BCE, fra gli incarichi che ha ricoperto segnaliamo:

– Direttore esecutivo presso la Banca mondiale (1984-1990)

– Direttore generale del Tesoro (1991-2001)

– Presidente del Comitato per le privatizzazioni italiano (1993-2001)

– Vicepresidente e Managing Director di Goldman Sachs International (2002-2005)

– Governatore della Banca d’Italia (2006-2011)

– Governatore della Banca Centrale Europea (2011-2019)

– Membro del Gruppo dei Trenta (dal 2006)

LE PRIVATIZZAZIONI DEGLI ANNI 90

Nel 1992, in qualità di direttore generale del Tesoro, era a bordo del Britannia, ad inaugurare la stagione delle privatizzazioni (come detto prima da Cossiga).

A tal proposito, vi propongo un articolo del 3 giugno 1992, comparso su La Stampa, con un titolo incredibile “Il Tesoro a bordo del Britannia offre aziende all’Inghilterra“.

Leggiamo la parte iniziale.


FONTE: Archivio La Stampa – 3 giugno 1992

ROMA. Una banda militare attacca una musichetta «anni ruggenti». Nella sala da pranzo del Britannia, lo yacht della regina Elisabetta, il caldo afoso non dà tregua ai cento invitati: la crema dell’economia pubblica italiana e delle banche d’affari inglesi. «Stiamo per passare dalle parole ai fatti», annuncia alla platea Mario Draghi, direttore generale del ministero del Tesoro.

I fatti sono le tanto discusse e attese privatizzazioni, la vendita, cioè, di quote di enti pubblici ai privati. Vendita che è stata presentata ieri in questa cornice d’altri tempi, tra una mousse di scampi, un po’ d’anatra farcita al miele e l’obbligatoria coppa di champagne, ad una selezionatissima truppa di potenziali clienti della City londinese (…)

E di questo fatto Draghi se n’è “vantato” il 31 maggio 2011, durante la tradizionale presentazione del rapporto annuale della Banca d’Italia (sull’anno precedente).

Guardiamo questo piccolo estratto, preso dalle “considerazioni finali del governatore

FONTE: Canale YouTube della Banca d’Italia – dal min 7:14 al 8:26

« La strada del risanamento è percorribile. Ho ricordato spesso negli ultimi mesi l’esperienza italiana all’inizio degli anni Novanta, quando il nostro paese si trovò ad affrontare una gravissima crisi di fiducia nella sostenibilità del suo debito pubblico.

E qui abbiamo uno dei protagonisti della uscita da quella crisi, direi il protagonista dell’uscita da quella crisi: il presidente Ciampi… (NDR – in realtà è stata la stupida difesa della Lira, fatta da Ciampi, che aveva scatenato quella crisi)

In quel periodo dovevamo collocare sul mercato ogni anno titoli per un ammontare pari, in termini reali, a dieci volte il fabbisogno di finanziamento annuo della Grecia oggi, a due volte come incidenza sul PIL.

L’Italia seppe uscire dalla crisi senza bisogno di aiuti esterni (senza FMI), grazie a un ambizioso piano di consolidamento fiscale, a riforme strutturali importanti e all’attuazione di un programma di privatizzazioni pari a circa il 10 per cento del PIL. »

E queste fallimentari ricette ce le portiamo appresso tuttora, del resto è quello che fece Mario Monti (anche lui uomo di Goldman Sachs) quando salì a Palazzo Chigi pochi mesi più tardi.

In tempi più recenti, il 22 gennaio 2020, il Fatto Quotidiano pubblica (cartaceo e online) il discorso integrale fatto sul Britannia nel 1992.

 

Per ulteriori approfondimenti su quel discorso, rimando alle analisi di Francesco Amodeo che ha fatto su Radio Radio.

IL GOLPE DEL 2011

Adesso facciamo un approfondimento sul golpe del 2011. Come anticipato, Mario Draghi stava terminando il suo mandato da governatore della Banca d’Italia.

Assieme a Trichet (governatore uscente della BCE) il 4 agosto 2011 firma una lettera, nella quale si chiedevano ulteriori privatizzazioni e tagli alla spesa.

Il testo è stato reso pubblico nello stesso anno (per esempio qui il 29 settembre). Vista la sua importanza riporto il testo integrale.

« Caro Primo Ministro,

Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea il 4 Agosto ha discusso la situazione nei mercati dei titoli di Stato italiani. Il Consiglio direttivo ritiene che sia necessaria un’azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli investitori.

Il vertice dei capi di Stato e di governo dell’area-euro del 21 luglio 2011 ha concluso che «tutti i Paesi dell’euro riaffermano solennemente la loro determinazione inflessibile a onorare in pieno la loro individuale firma sovrana e tutti i loro impegni per condizioni di bilancio sostenibili e per le riforme strutturali». Il Consiglio direttivo ritiene che l’Italia debba con urgenza rafforzare la reputazione della sua firma sovrana e il suo impegno alla sostenibilità di bilancio e alle riforme strutturali.

Il Governo italiano ha deciso di mirare al pareggio di bilancio nel 2014 e, a questo scopo, ha di recente introdotto un pacchetto di misure. Sono passi importanti, ma non sufficienti.

Nell’attuale situazione, riteniamo essenziali le seguenti misure:

1. Vediamo l’esigenza di misure significative per accrescere il potenziale di crescita. Alcune decisioni recenti prese dal Governo si muovono in questa direzione; altre misure sono in discussione con le parti sociali. Tuttavia, occorre fare di più ed è cruciale muovere in questa direzione con decisione. Le sfide principali sono l’aumento della concorrenza, particolarmente nei servizi, il miglioramento della qualità dei servizi pubblici e il ridisegno di sistemi regolatori e fiscali che siano più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l’efficienza del mercato del lavoro.

A) È necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala.

B) C’è anche l’esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L’accordo del 28 Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali si muove in questa direzione.

C) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi.

2. Il Governo ha l’esigenza di assumere misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche.

A) Ulteriori misure di correzione del bilancio sono necessarie. Riteniamo essenziale per le autorità italiane di anticipare di almeno un anno il calendario di entrata in vigore delle misure adottate nel pacchetto del luglio 2011. L’obiettivo dovrebbe essere un deficit migliore di quanto previsto fin qui nel 2011, un fabbisogno netto dell’1% nel 2012 e un bilancio in pareggio nel 2013, principalmente attraverso tagli di spesa. È possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l’età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012. Inoltre, il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover (NDR – il ricambio generazionale) e, se necessario, riducendo gli stipendi.

B) Andrebbe introdotta una clausola di riduzione automatica del deficit che specifichi che qualunque scostamento dagli obiettivi di deficit sarà compensato automaticamente con tagli orizzontali sulle spese discrezionali.

C) Andrebbero messi sotto stretto controllo l’assunzione di indebitamento, anche commerciale, e le spese delle autorità regionali e locali, in linea con i principi della riforma in corso delle relazioni fiscali fra i vari livelli di governo. Vista la gravità dell’attuale situazione sui mercati finanziari, consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate nelle suddette sezioni 1 e 2 siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di Settembre 2011. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio.

3. Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell’amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l’efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l’uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione). C’è l’esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali.

Confidiamo che il Governo assumerà le azioni appropriate.

Con la migliore considerazione,

Mario Draghi, Jean-Claude Trichet »

Insomma, questo è stato – di fatto – il programma di tutti i governi da Mario Monti in poi.

Nel novembre 2011, da neogovernatore della BCE, manda i suoi emissari a ricattare i parlamentari di sostenere il governo Monti e le sue misure, pena la fine dell’acquisto della BCE dei nostri Titoli di Stato e conseguente default.

 

Vedi in particole le dichiarazione di Massimo Garavaglia (Lega Nord) e Andrea Orlando (PD) fatte rispettivamente nel 2012 e nel 2016, ma che trovarono poco spazio nel mainstraim nonostante la gravità di queste dichiarazioni.

Le conseguenze dell’agenda Draghi (mandante) e Monti (esecutore) hanno prodotto, nel 2012, il crollo peggiore dei consumi dai tempi della seconda guerra mondiale, come esplicitamento scritto dall’OCSE nell’Economic Outlook di novembre 2012.


FONTE: OCSE Economic Outlook 92 – pag 97

« While these actions have been able to avert downside tail risks so far, Italy entered its second severe recession in three years. Fiscal consolidation of nearly 3% of GDP this year weakened domestic demand, and private consumption has been falling at the steepest rate since the Second World War. Business confidence is low. The economic slowdown has put pressure on the financial sector: non-performing loans (NPL) are high and rising, liquidity conditions are tight and lending standards have become stricter. »

Il passaggio chiave è quello in grassetto:

« Il consolidamento fiscale (NDR – austerity) di quasi il 3% del PIL quest’anno ha indebolito la domanda interna e i consumi privati sono diminuiti al tasso più ripido dalla seconda guerra mondiale (…) »

Col senno di poi, appare evidente che la Riforma Fornero, il pareggio di bilancio in Costituzione, le clausole di salvaguardia, il Jobs Act ecc… sono provvedimenti che sono andati nella direzione indicata nella lettera di Draghi e Trichet.

Domanda retorica: dunque chi è il vero governatore, il politico o il banchiere centrale?

LA BEATIFICAZIONE DI DRAGHI

Negli anni del suo mandato da governatore della BCE, Mario Draghi è stato osannato come “il salvatore dell’euro“.

Dopo che Monti ha eseguito il suo “compitino”, fra cui la ratifica di Fiscal Compact e MES, nel luglio 2012 Draghi fa il suo celeberrimo “Whatever it takes” che placa immediatamente i mercati.

Ma che lo spread dipendesse dall’operato della banca centrale, è stato chiaro a tutti solo in tempi recenti con l’avvento di Christine Lagarde.

Per anni ci avevano detto che dipendeva dalla “credibilità” del premier, ma evidentemente nemmeno Monti era credibile…


A sinistra il presidente federale della Germania Frank-Walter Steinmeier

Terminato il mandato alla Banca Centrale europea pochi mesi dopo, il 31 gennaio 2020, Mario Draghi riceve la massima onorificenza tedesca, la bundesverdienstkreuz, traducibile in “ordine al merito della Repubblica Federale di Germania“.

Con buona pace di chi sostiene che “supermario” abbia fatto gli interessi dell’Italia anziché quelli della Germania (non del popolo tedesco, attenzione!)

MARIO DRAGHI FOR PRESIDENT

 

Ricordo ancora quell’intervista di Salvini da Mario Giordano che, alla domanda se voterebbe Mario Draghi come presidente della Repubblica, Salvini rispose “Why not?” ovvero perché no?

Commentai questa sua uscita in un video del 8 novembre 2019, dove facevamo notare i peggiori commenti dei fan della Lega per provare a giustificare il loro capitano.

Dell’intervista avevamo fatto presente un’intervista in cui Giancarlo Giorgetti – il vero capo della Lega – si disse favorevole a Mario Draghi come Presidente del Consiglio (e sono pure amici). La notizia era del 25 ottobre 2019.

Più recentemente – il 28 marzo 2020 – Salvini se n’è uscito così:

« Ben vengano uomini come Mario Draghi che ha saputo, saprebbe e saprà fronteggiare a testa alta la signora Merkel e lo strapotere della Germania in Europa. »

Peccato che, come detto, Draghi abbia recentemente ricevuto la massima onorificenza della Germania, solo un’idiota potrebbe pensare che un Draghi premier farà gli interessi italiani (come tutti i precedenti PdC dal 1992 in poi)

Salvini poi non è un’idiota qualsiasi, ma quello che fino al 2017 se ne andava in giro con le magliette “Basta Euro“, e i tifosi – come ampiamente prevedibile – stanno provando a giustificare l’ennesima “giravolta” di Salvini.

E dire che, ai tempi del “basta euro / oltre l’euro” non sono mancati nemmeno attacchi a Draghi, tipo questo:

« Draghi:”L’Euro ci tiene uniti, è irrevocabile”. Spiace che un italiano sia complice di chi sta massacrando la nostra economia. »

L’ennesima dimostrazione che non esistono opposizioni, esattamente come quando PD PDL dovettero sostenere il governo Monti sotto il ricatto della BCE.

Non mi meraviglierei per niente se un giorno ci dovessimo ritrovare con un governo sostenuto da Salvini e Renzi, magari proprio il governo Draghi!

Torniamo alla stretta attualità.

IL RITORNO DEL “FATE PRESTO”


FONTE: Il Sole 24 Ore – 30 marzo 2020

Anche il Sole 24 Ore, dopo la parentesi sovranista di poche settimane fa, torna all’attacco con questo articolo “Ormai solo Draghi ci può salvare”, un titolo che ricorda molto il celeberrimo “fate presto” con cui avevano invocato Monti.

Con la differenza, però, che Draghi ora si presenta come “amante del debito pubblico”, insomma un ritorno alle sue origini keynesiane, ma è veramente cambiato?

Ovvio che no! La recente intervista al Financial Times (c’è anche la traduzione) non cancella minimamente il fatto che Draghi era e resta un traditore dell’Italia che andrebbe sbattuto in galera per il resto della sua vita.

Se non fosse per questa emergenza tutti gli euroinomani, incluso Draghi, starebbero a pontificare: “più europa, più europa per tutti, più europa anche per il gatto“.

Occhi bene aperti quindi, a chi sta provando a riposizionarsi e a non dimenticare mai chi ha svenduto la nostra Italia.


Tratto da:
https://canalesovranista.altervista.org/il-vile-affarista-mario-draghi-come-futuro-presidente/

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