Il Venerdì nero, il 24 settembre 1869: esempio di manipolazione dei mercati

di Massimo Bordin

Col termine Black Friday si intende normalmente un giorno, o meglio, un “periodo”, particolarmente importante sotto l’aspetto commerciale poichè costituisce un valido indicatore sulla predisposizione e sulla capacità di acquisto dei consumatori statunitensi. Negli ultimi anni l’espressione è divenuta d’uso comune in tutto il mondo come sinonimo di promozione allo shopping nel mese di novembre. Per chi, invece, considera la storia una chiave di comprensione del presente il black friday è ben altro: un esempio significativo di come le mani forti riescono a condizionare il mercato alla faccia della legge della domanda e dell’offerta. Ma ovviamente quando parliamo di black friday – quello vero – non ci rifacciamo qui agli sconti su amazon, ma ad un fatto di cronaca che ha dell’incredibile, nonostante siano passati 150 anni.

Per sempificarci la vita faremo un’abstract dell’aneddoto proposto sui social dal trader Paolo Nardovino:

È il 1869. La Guerra Civile si era da poco conclusa e l’Era della Ricostruzione è in corso quando Ulysses S. Grant, famoso eroe di guerra, divenne il 18° Presidente degli Stati Uniti.

Grant ha ereditato una nazione profondamente divisa e con un grosso debito federale, come peraltro oggi. Nel suo discorso inaugurale, nel gennaio del 1869, Grant mostrò il suo impegno in tema finanziario, insistendo nel voler rimborsare il debito dei titoli di guerra della Guerra Civile con l’oro.

I biglietti verdi (dollari di carta), che erano stati introdotti per finanziare la marcia dell’Unione in guerra nel 1861, rappresentavano il primo problema di una moneta cartacea federale dopo il crollo della moneta continentale del tardo XVIII secolo.

Queste “note di carta” – che inizialmente dovevano essere provvisorie e da ritirare dopo la guerra – circolavano per un corrispettivo in dollari di oltre 450 milioni. A causa dei tempi difficili del 1867, in particolare degli agricoltori, furono fatte richieste per gonfiare ulteriormente la valuta attraverso la creazione di più biglietti verdi (oggi come allora, la “stampante” era operativa in USA). Un compromesso fu finalmente raggiunto nel 1869, per cui restarono in circolazione biglietti verdi per 356 milioni di dollari.

Il Presidente Grant cercò di migliorare l’economia riducendo l’offerta di biglietti verdi o di dollari cartacei, le “note” appunto, usando oro per comprarli dai cittadini con uno sconto e sostituendoli con valuta agganciata all’oro.

Questo contribuì a determinare il valore dell’oro: quando il governo vendeva la sua offerta, il prezzo diminuiva; in caso contrario, il prezzo saliva.

In questo contesto, si inserirono due speculatori, Gould e Fisk.

Jay Gould e Jim Fisk avevano la reputazione di essere due dei più spregiudicati speculatori finanziari di Wall Street. I due uomini erano rispettivamente il presidente ed il vicepresidente dell’Erie Railroad (socetà ferroviaria americana), dove erano noti, tra una serie di altri misfatti, per aver emesso azioni fraudolente, corrotto politici e giudici e mantenuto relazioni d’affari con William “Boss” Tweed di Tammany Hall, cioè dell’associazione partitica che si occupava dei servizi alla città di New York.

All’inizio del 1869, Gould, in accoppiata con il socio Fisk, iniziò una campagna ambiziosa per conquistare il mercato dell’oro. Gould scommise che, poiché c’erano solo circa 20 milioni di dollari d’oro in circolazione in un dato momento, uno speculatore avrebbe potuto potenzialmente acquistare grandi porzioni di oro e manipolare il mercato.

Di conseguenza, il prezzo dell’oro avrebbe potuto essere spinto verso prezzi elevati, e poi venduto per un profitto ingente. Il presidente Grant poteva ordinare al Tesoro di vendere grandi quantità di oro per farne calare il prezzo; quindi, per questo ambizioso programma di conquista dell’oro, Gould aveva bisogno di manipolare il Presidente degli Stati Uniti.

Era necessario un insider.

Abel Rathbone Corbin divenne il partner perfetto; si trattava di un ex burocrate di Washington, sposato con la sorella di Grant, Virginia Grant.

Nella primavera del 1869, Corbin fu avvicinato da Gould e persuaso a collaborare. Si partì con 1,5 milioni in oro a nome di Corbin, e la cospirazione iniziò.

Corbin reclutò Daniel Butterfield, che aiutò ad ottenere l’incarico di tesoriere degli Stati Uniti a New York. Butterfield era responsabile della gestione delle vendite di oro del governo e accettò di fornire a Gould, Fisk e Corbin informazioni su QUANDO il governo avrebbe venduto oro. Butterfield ricevette dai 3 una quota di 1,5 milioni e un prestito di 10.000 dollari. I giocatori erano a posto. Il gioco poteva iniziare.

Corbin iniziò “giocando” grazie ai suoi legami familiari, organizzando spesso incontri in cui Gould, Fisk e Grant sarebbero stati presenti.

I cospiratori avrebbero usato queste occasioni per parlare della politica monetaria del governo, con Corbin che li sosteneva in queste discussioni. I finanzieri argomentavano contro la vendita di oro da parte del governo e cercarono in tutti i modi di convincere Grant che alti prezzi dell’oro avrebbero avvantaggiato gli agricoltori. Aumentando i prezzi dell’oro, i biglietti verdi verrebbero svalutati – dicevano a Grant – rendendo le colture statunitensi meno costose all’estero e portando a un aumento delle esportazioni. Il presidente Grant fu cordiale con i due, ma a denti stretti. Tuttavia, ad un certo punto il loro piano entrò in funzione.

Grant, infatti, confidò a Corbin di aver cambiato idea, e al Tesoro sarebbe stato detto di non vendere oro per il mese successivo.

Inizia l’acquisto Gould, insieme agli altri cospiratori: da agosto l’accumulo di oro da parte loro era iniziato. Entro il 16 settembre, avevano quasi 10 milioni di dollari (2/3 del mercato totale) in oro.

Ma quando furono a conoscenza del cambiamento di politica di Grant che loro stessi avevano promosso, iniziarono ad acquistare oro ad un ritmo accelerato. A partire dal 20 settembre, nascondendosi dietro un esercito di mediatori, iniziarono a comprare tutto l’oro su cui potevano mettere le mani. Proprio come previsto, il prezzo dell’oro aumentò, apprezzandosi del 20%.

A questo punto, Grant si insospettì per tutto questo interesse di Corbin per l’oro e chiese a sua moglie, Julia Grant, di scrivere una lettera a sua sorella, Virginia. La informò che il presidente era molto infastidito dalle loro speculazioni. E li intimò di chiuderle il più velocemente possibile.

Corbin informò Gould di questo nuovo sviluppo, ma Gould non divulgò le informazioni al suo compagno, Fisk.

La sera del 23 settembre, il presidente Grant parlò con il segretario Boutwell, capo del Tesoro, e prese la decisione di vendere 4 milioni di dollari in oro. Butterfield venne a sapere della decisione e informò Gould dei nuovi sviluppi, ma Gould non lo disse a Fisk.

Venerdì 24 settembre, a mercato aperto, Fisk stava ancora comprando oro… Il biondo metallo aprì a 145 dolari, in pre market, poi a 150 nella seduta ufficiale arrivò ad un picco a $ 162,5, portando il prezzo di un’oncia d’oro a oltre $ 30 sopra il prezzo di chiusura precedente.

Ne seguì il panico.

Verso mezzogiorno, in quello che sarebbe passato alla storia come il “Black Friday”, si sparse la voce che il Tesoro aveva venduto 4 milioni di dollari in oro. In pochi minuti, 60 per la precisione, i prezzi dell’oro gonfiati crollarono da $ 162.5 a $ 133.

-18% in una sola ora!!!

Molti investitori avevano acquistato oro a margine e ad altri erano stati chiusi in contratti di acquisto. Quando il prezzo crollò, altri prezzi delle materie prime ne furono destabilizzati. Il commercio estero si bloccò e molti investitori ne uscirono con le ossa rotte. Il mercato azionario era sceso di oltre 20% e, da alcuni rapporti, crollarono 50 uffici di brokeraggio di Wall St e altri 150 rimasero insolventi per anni.

Gould, essendo a conoscenza dell’imminente vendita del Tesoro, vendeva più rapidamente di quanto Fisk stesse comprando prima del crollo.

Vi fu caos sui mercati dopo il Black Friday, e le conseguenze si avvertirono per anni. Il minimo del mercato azionario si ebbe 4 anni dopo, nel 1873.

4 lunghi anni di mercato orso.

Per proteggersi, Gould pagò William “Boss” Tweed, insieme ad alcuni giudici di New York, ritardando gli insediamenti di operazioni sfavorevoli. Molteplici accuse di malaffare ed un’inchiesta ufficiale del Congresso si rivelarono guardacaso infruttuose. Fisk, che aveva acquistato contratti d’oro per conto di altri investitori, si limitò a rinnegare le offerte.

Alla fine, sono stati in grado di mantenere i guadagni illeciti. Nessuno dei due ha mai trascorso un giorno in prigione. Ma non tutti sono rimasti incolumi: Corbin ha perso molto in quel fatidico giorno e Butterfield è stato rimosso dal suo incarico. Lo stesso Presidente USA Ulysses S. Grant trascorse il resto del mandato con l’ombra del Black Friday.

Il Venerdì nero, il 24 settembre 1869, fu un giorno storico per i prezzi dell’oro, ma anche un fulgido esempio di manipolazione dei mercati. Manipolazione che non rappresenta affatto un fatto isolato ed eccezionale e che ci abitua a considerare i complotti (si, avete letto bene) una caratteristica costante della storia umana.

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