IL RISPARMIO PRIVATO PUO’ SALVARE IL PAESE

di Guido Grossi

Avete mai sentito parlare del processo di disintermediazione finanziaria? E’ quella roba che ha trasformato le banche.

Una volta, quando svolgevano una funzione di interesse pubblico, ti pagavano se gli depositavi i tuoi risparmi, e loro quei soldi li prestavano a chi faceva investimenti. Intermediavano fra risparmiatori e investitori, rimettendo in circolo il risparmio e facendo “girare l’economia”.

Oggi non ne hanno bisogno dei tuoi risparmi, infatti ti consigliano di investirli su “prodotti finanziari”, e se invece glieli vuoi lasciare semplicemente depositati, ci rimetti: sei tu che devi pagare!

Se hanno bisogno di soldi, impacchettano i prestiti che hanno in bilancio dentro strutture complesse, condite da derivati (si dice: cartolarizzano i crediti), e te li rivendono, oppure scontano le attività presso le banche centrali, che hanno – solo per loro – “risorse illimitate”.

Attento: comprando quei prodotti, anche se firmi fior di documenti in cui dichiari che hai capito tutto, ti stai assumendo il rischio di impresa su soggetti che neanche sai che esistono, e con elevatissima probabilità, non te ne sei neanche accorto. Loro, le banche, si limitano a prendere commissioni, a destra e sinistra, ma si sono “tolte di mezzo”. Se la scelta è sbagliata, sei tu che ci rimetti, mica loro.

Questa è la disintermediazione.

In questa maniera, nessuno si sente responsabile della scelta su come le risorse finanziarie vengono utilizzate.

E’ così che ci siamo perfino dimenticati di quanto grande fosse il nostro risparmio privato, e mentre le banche, diventate private e straniere, ci consigliano di investire in prodotti che sono troppo spesso esteri, il paese si è ridotto a farsi prestare i soldi dagli investitori istituzionali stranieri (che ci minacciano con lo spread!) pensando di non poterne fare più a meno!

Se giornali e TV raccontassero la verità agli Italiani, come ad esempio i dati sulla ricchezza del paese pubblicati da Banca d’Italia, anziché riportare acriticamente le falsità che certi politici ci propinano, il mondo sarebbe diverso. Sapremmo allora con immediatezza come giudicare il ministro Tria, che ci racconta in questa dichiarazione ufficiale che abbiamo bisogno, noi italiani, della fiducia dei mercati finanziari, “imprescindibilmente”, come se non potessimo farne a meno!

Segui sul sito di Banca d’Italia l’andamento della ricchezza delle famiglie italiane. Non so perché abbia smesso di proporcela nella forma – molto chiara –  indicata da questo link ed utilizzata dal 2007 al 2015. Ho perfino difficoltà a scaricare le versioni relative agli anni successivi, per me meno trasparenti. Ma il quadro è chiaro, confermato da tanti: abbiamo una ricchezza netta (al netto dei debiti) da fare invidia a tutti!

Certo è che dalle ultime rilevazioni emerge con chiarezza che … si va restringendo!

E’ tempo di dire chiaro e tondo, che sono i mercati finanziari a non meritarsi, ma proprio per nulla, la nostra fiducia. E che il popolo italiano, ricco fra i ricchi, non ha alcun bisogno dei loro pelosi finanziamenti.

Vediamo, con calma, il perché.

Lo facciamo tornando a parlare della enorme ricchezza finanziaria delle famiglie italiane, per verificare come venga attualmente usata a beneficio dei mercati finanziari internazionali, che ne estraggono valore in danno della comunità nazionale (attenzione: rischiamo davvero che ce lo portino via), con il benestare colpevole di troppi politici.

Per non parlare dell’altra ricchezza delle famiglie: gli oltre 5300 miliardi di patrimonio immobiliare che, grazie allo stesso atteggiamento, continua a perdere valore, oramai da più di dieci anni. Con gli immobili di pregio che passano di mano…

Abbiamo il dovere di capire come sia possibile che altri si stiano arricchendo alle nostre spalle, e cosa sia necessario e urgente fare, per invertire la rotta.

Oggetto dell’analisi: come tutelare meglio il nostro risparmio privato, indirizzandolo verso investimenti produttivi nel mondo dell’economia reale nazionale.

Come ben sanno i lettori, la moneta ha un carattere irrimediabilmente ambiguo, in quanto strumento unico, usato per svolgere due funzioni opposte.

1) Per consentire gli scambi, deve circolare con grande fluidità e passare continuamente di mano in mano.
una banconota che circola, permette tanti scambi, che a loro volta permettono la produzione di beni e servizi.
Nel mondo dell’impresa, la moneta circola e si distribuisce:
quando questo avviene in maniera corretta, aumenta la ricchezza nazionale, registrata nel PIL (prodotto interno lordo), ed anche la sua naturale distribuzione, attraverso i pagamenti ai lavoratori e verso gli investimenti.
2) La stessa moneta, però, può essere anche utilizzata dagli individui per conservare il proprio potere di acquisto, rimandando la spesa ad un momento futuro: è il risparmio, bellezza!

POTERE D’ACQUISTO RIMANDATO NEL TEMPO
Cosa buona e giusta, il risparmio, entro i limiti della ragionevolezza, ma che crea un problema pratico di enorme rilevanza, dato che mentre risparmio, sottraggo la moneta alla circolazione. Osserva:
impedendo gli scambi successivi; quindi il lavoro e gli investimenti.
Il risparmio è certamente un’opportunità, anche dal punto di vista sociale, in quanto risponde al bisogno di sicurezza delle persone, permette acquisti di beni che non possono essere comprati con il reddito di un mese, e permette gli investimenti necessari ad aumentare la produzione di beni e servizi.
Contemporaneamente, però, rappresenta un problema, serio, per la circolazione della moneta, che è invece indispensabile all’economia caratterizzata da grande specializzazione della produzione e del lavoro.

Fermiamoci a riflettere.

Il MONDO DELL’ECONOMIA REALE è fatto di produzione, lavoro e scambiocrea la vera ricchezza ed ha bisogno di una moneta che circola fluidamente.

Il risparmio privato, può mettere a repentaglio quella circolazione, nel momento in cui finisce sotto un materasso, all’estero, oppure nel MONDO DELLA FINANZAfatto di depositi, titoli e derivati, dove si sforza di fare i soldi con i soldi alimentando bolle speculative.

Questa ambiguità, va gestita.

In qualche modo, il risparmio privato deve essere rimesso in circolazione nel mondo dell’economia reale! 
Soprattutto perché, cosa di cui pochi sono consapevoli, Finanza ed Economia Reale sono Mondi Separati!
Il mondo dei titoli e dei derivati porta risorse finanziarieesclusivamente alle grandi aziende sopranazionali, e lo fa per una percentuale miserrima dei volumi che quotidianamente intermedia.

L’investimento sui mercati finanziari sottrae risorse al mondo del lavoro, delle piccole e medie imprese, dell’artigianato.

Questi aromenti: la de-responsabilizzazione dei soggetti coinvolti nei mercati finanziari; la separazione del mondo dei titoli e dei derivati dal mondo dell’economia reale; la tendenza meccanica alla concentrazione della ricchezza; sono tutti illustrati ampiamente nell’Eredità di Michele. E’ importante comprenderli a fondo. Lettura estiva consigliata.

Non può funzionare.

La nostra Costituzione è molto chiara sulla necessità di rendere compatibili le esigenze degli individui con quelle della comunità, ed in caso di conflitto subordina chiaramente l’interesse privato a quello pubblico. Anche perché, nota bene:l’interesse privato, quando è veramente legittimo, non contrasta con l’interesse pubblico!
Eppure facciamo il contrario: “lasciamo fare ai mercati privati”! Con i politici che hanno abdicato alle loro responsabilità, mentre il sistema mediatico continua a dirci ossessivamente che “dobbiamo meritarci (noi!) la fiducia dei mercati”!

Non voglio angustiarvi, ma per comprendere le soluzioni occorre avere ben chiaro quali sono i problemi. Questi mercati sono tutti intenti a “fare i soldi con i soldi” a beneficio di un nucleo sempre più ristretto di persone nel mondo. I grandi operatori economici sopra nazionali si sono impossessati dei meccanismi della creazione della moneta e delle Istituzioni che li governano, attraverso i quali hanno reso schiavo del debito il mondo intero; hanno inventato titoli complessi e strumenti derivati per cifre inimmaginabili, con i quali creano artificiosamente ricchezza per pochi e problemi per molti; hanno scritto e imposto alla politica regole per limitare la circolazione della moneta; negano il finanziamento alle vere attività produttive; gonfiano una bolla speculativa al di fuori di ogni criterio di umano buon senso; nascondono perdite enormi dentro strutture opache ed illecite; pretendono di far pagare queste follie alla collettività; controllano il sistema informativo e formativo; manipolano le informazioni ed il consenso; provano sistematicamente a modificare e perfino eliminare le Costituzioni nate, nell’ultimo dopoguerra, a difesa dello Stato sociale.

Non è forse sempre più evidente, ad usare un briciolo di “buon senso”, che sono questi mercati a non potersi meritare la nostra fiducia?

Vediamo ora cosa potrebbe/dovrebbe fare, invece, una politica responsabile, che si ponga l’obiettivo di risolvere le ambiguità ed i problemi generati dal risparmio privato in maniera ragionevole, a beneficio di tutti, e non di pochi.

Riassumiamo il ventaglio delle possibilità, teoriche e pratiche, in uno schemino illustrato.

Due grandi filoni.

Il primo propone di creare nuova moneta. Il che può avvenire, teoricamente, in svariati modi, dall’emissione diretta di banconote, biglietti di stato, monete metalliche o moneta elettronica, ad opera di due soggetti: direttamente da parte dello Stato (Ministero del Tesoro), oppure da parte delle banche centrali. Lo Stato può mettere in circolazione la moneta creata attraverso la spesa pubblica, a beneficio dell’economia reale. La banca centrale può in teoria usare la nuova moneta a favore dello Stato, oppure a favore del sistema bancario: è una scelta politica.

In pratica, i trattati europei ostacolano la creazione di moneta da parte dello Stato, e vietano alla banca centrale di finanziare direttamente gli Stati e gli enti pubblici, diversi dalle banche.
Il che ci porta ad osservare con maggiore interesse il secondo filone, quello degli strumenti volti a Riciclare il Risparmio. L’obiettivo è quello di indirizzare la moneta esistente verso impieghi di interesse generale, e quindi rimettendola in circolo nell’economia reale, come una volta facevano le banche.
Ricordiamoci che stiamo parlando di 4200 miliardi di euro.

Vediamo quindi le possibilità di intervento.

Attraverso le Tasse sul risparmio si possono prelevare le ricchezze private e indirizzarle verso l’economia reale. Il che appare giusto, soprattutto in presenza di eccessi, ma comporta un conflitto, e quindi difficoltà di realizzazione, vista la propensione alla fuga dei capitali ampiamente favorita dalle attuali regole internazionali. Inoltre, comporta un effetto collaterale non positivo neppure per la comunità: finisce per diminuire la ricchezza complessiva della nazione, nel momento in cui si distrugge, almeno in parte, il risparmio privato.
Il che, bada bene, non vuol dire che non vada fatto in alcun modo. Gli eccessi, e ce ne sono, danneggiano sempre la comunità. Vanno valutate attentamente la tempistica, le modalità, il quantum, anche alla luce delle alternative possibili.
Prima alternativa possibile, è quella di offrire i Titoli di Stato ai risparmiatori italiani. Consente, contemporaneamente, airisparmiatori privati di conservare il loro potere d’acquisto, ed allo Stato di indirizzare quelle risorse nell’economia reale.
Sicuramente una soluzione meno conflittuale, rispetto alla precedente. Peccato che anche questa sia ostacolata dai Trattati internazionali, laddove non consentono di aumentare facilmente il livello assoluto e relativo del debito pubblico.
Eppure, il motivo vero per cui è diventato difficile proporre un utilizzo intelligente del debito pubblico, risiede, prima ancora che nei limiti imposti dai trattati, nello STUPIDISSIMO SENSO DI COLPA CHE CI HANNO FATTO VENIRE, grazie ad una propaganda esasperata e lunghissima, durata decenni, che ci ha condotto alla Convinzione Errata che “DOBBIAMO RIDURRE IL DEBITO PUBBLICO”, per il bene dei nostri figli!
Occorrerà del tempo per riappropriarci dello strumento, per elaborare l’errore, per prendere atto di quanto profondamente siamo stati tratti in inganno, anche al di la delle intenzioni.
Veniamo, per adesso, all’ultima possibilità indicata.
Le banche commerciali pubbliche possono compiere il miracolo. Senza incontrare ostacoli seri, consentono – in seguito ad alcuni interventi che precisiamo di seguito – di “salvare capra e cavoli”: tutela del risparmio privato,sostegno agli investimenti pubblici.
Quali sono gli interventi necessari a consentire il miracolo? Sostanzialmente cinque :
1) rimettere le banche (almeno alcune) sotto controllo pubblico;
2) separare le attività commerciali (tutela del risparmio e prestiti all’economia reale) da quelle di natura finanziaria;
3) limitare le attività finanziarie eccessivamente speculative (titoli complessi e derivati);

4) indirizzare sulle banche pubbliche il risparmio nazionale;

5) avviare un grande piano di investimenti strategici, finanziato dalle banche pubbliche, che crei lavoro e produca ricchezza.

Utilizzare il risparmio privato per fare investimenti  di interesse pubblico, tramite banche pubbliche, è una soluzione fattibile DA SUBITO e intelligente, che risolve un mare di problemi e permette di scavalcare ostacoli che ci appaiono altrimenti insormontabili o, comunque, densi di incognite.
UNA BANCA PUBBLICA E’ UNA ESTENSIONE DELLO STATO.In altri paesi lo sanno bene!

Ancorché tali interventi potrebbero risultare sgraditi alla Commissione europea, favorevole da tempo alla creazione di un sistema bancario europeo unificato e totalmente sottratto alla responsabilità delle politiche nazionali, non esistono allo stato dell’arte impedimenti di natura giuridica o pratica. Lo comprova la circostanza che Germania e Francia abbiano già, ed usino abbondantemente, importanti banche pubbliche! E’ solo questione di consapevolezza e di volontà politica da parte dei nostri rappresentanti.

Piccolo inciso: è di questi giorni l’avvio della discussione pubblica in sede di Unione europea sulle prospettive di riforma del sistema bancario, che spinge sempre più per l’unificazione del sistema e la sua definitiva sottomissione alla BCE. Questa riforma rischia gravemente di compromettere le possibilità di intervento degli stati nazionali nel gestire il proprio… sistema circolatorio! 
Dovremmo essere rappresentati, questa volta, da personaggi più intenzionati a difendere gli interessi nazionali, su quei tavoli negoziali. Ma ricordiamoci che si tratta di forze politiche che hanno fatto promesse elettorali forti, in patria, formalizzate in un contratto. Tutti sappiamo della difficoltà a reperire le risorse necessarie. Esiste allora il rischio che, per mantenere l’impegno, siano tentate di richiedere in sede europea il permesso a sforare i limiti di bilancio… facendo concessioni … incrociamo le dita!

Non è affatto detto, invece, che l’utilizzo di banche pubbliche sia sgradito agli stessi operatori dei mercati finanziari.  Rappresentano infatti l’unica vera via per consentire,  contemporaneamente:
– la restituzione integrale di tutti i debiti esteri;
– la ripresa dell’economia italiana;
– il rispetto dei vincoli dei trattati europei, per assurdi che siano;
– la messa in sicurezza del debito pubblico italiano, che è per dimensione il terzo del mondo.
Sono oltretutto gli investimenti nell’economia reale che creano la vera ricchezza, e questo gli operatori economici lo sanno a perfezione.
Torniamo a noi, ed alle modalità.
Quali banche pubbliche? Sicuramente Cassa Depositi e Prestiti con annesso Banco Poste, da restituire integralmente al controllo pubblico. Le poste hanno uno sportello in ogni singolo comune italiano, quindi consentono con semplicità di aprire un conto corrente, a questo punto obbligatorio e gratuito, ad ogni cittadino italiano.

Un conto corrente presso una banca interamente controllata dallo Stato può essere garantito al 100% direttamente dallo Stato. Un conto corrente presso una banca privata, invece, è soggetto al gravissimo (ed ingiusto) rischio del bail in: se la banca privata va in default, il depositante rischia di perdere i suoi risparmi! Si capisce la differenza?

Non rappresenta forse già di per sé un buon motivo per iniziare a spostare le proprie disponibilità liquide dai conti che oggi intratteniamo su banche che oltre ad essere a rischio sono controllate da soggetti stranieri?

Si può fare anche di più, volendo: si possono offrire condizioni vantaggiose per chi fosse interessato a vincolare i propri depositi a scadenza.

Con quali finalità?

Prima di ragionare su cosa si potrebbe fare con il risparmio privato, una volta indirizzato sulle neo banche pubbliche, facciamo ancora due riflessioni, sulla sua dimensione, e sul modo in cui è attualmente utilizzato.
Abbiamo un’idea di cosa siano 4200 miliardi? In realtà, non avendo esperienza diretta di una somma tanto grande, non riusciamo a percepirne chiaramente la dimensione, e a malapena cogliamo la differenza fra mille milioni e mille miliardi, cifre comunque troppo grandi per la comune esperienza.
Proviamo allora con un esercizio, ed un’immagine. Prendiamo un foglio di carta millimetrata e dipingiamo di nero un quadratino in basso a sinistra. A quello attribuiamo il valore di un milione di euro. Anche se non lo abbiamo mai speso personalmente, un milione di euro, perché è una cifra comunque molto importante, sappiamo che ci si può comprare una villa grande e bella, o una magnifica barca a vela, cose che abbiamo visto con i nostri occhi.
Ora, a destra del quadratino, facciamo una colonna di dieci quadratini: sono dieci milioni di euro. Poi un quadrato, tutto nero, fatto di dieci x dieci, e quelli sono cento milioni… e poi colonne… e quadrati.. fino ad arrivare a mille miliardi di euro. E ci accorgiamo che non solo non ci basta il foglio di carta millimetrata, ma ci vuole una parete intera per riuscire a “vedere” quattromiladuecento miliardi di euro!
Possiamo poi confrontare la cifra con altre cifre di cui abbiamo sentito parlare, per inquadrarla ancora meglio. Proviamo con queste:

4200 miliardi di ricchezza nazionale contro:

2300 miliardi di debito pubblico;
1700 miliardi di ricchezza prodotta in Italia in un anno;
700-800 miliardi di debito estero;

300 miliardi necessari a far sparire la disoccupazione e la povertà.

… e ci fanno sentire falliti!

Vediamo ora come viene utilizzata, oggi, quella cifra colossale. Sostanzialmente, viene affidata alle banche private e straniere, che la utilizzano per gonfiare ancora di più la bolla speculativa …

In maniera dannosa. Anche perché le banche straniere, che controllano i nostri titoli di stato, ci ripagano con il famigerato “Spread” (differenza fra tassi dei titoli tedeschi e tassi dei titoli italiani, intesa come “giudizio” sul paese, e minaccia di fallimento).

Ora, aguzza l’ingegno, e prova a rispondere alla seguente domanda: un paese che possiede, oltre a moltissima altra ricchezza, pubblica e privata, che qui tralasciamo, ben 4200 miliardi di risparmio privato, perché chiede soldi in prestito alle banche straniere, per quasi mille miliardi?

Perché, nello stesso tempo, il nostro risparmio viene indirizzato (per oltre 1400 miliardi) a finanziare attività e banche estere?

Una implicazione importante.
Ricordiamo quello che è successo in Grecia, qualche anno fa? La volontà popolare, totalmente schierata contro le politiche di austerità, è stata schiacciata grazie ad un meschino ricatto:siccome le banche greche erano indebitate con le banche europee, la BCE ha chiuso i rubinetti della liquidità, IMPEDENDO AI CITTADINI GRECI DI PRELEVARE PERFINO I PROPRI SOLDI DEPOSITATI SULLE BANCHE.
Ed ecco quindi il vantaggio  collaterale, che è importantissimo, del mettere il risparmio privato al sicuro su banche pubbliche di natura commercialefine del rischio “Grecia”! Nessuno può chiudere quei rubinetti, perché una banca pubblica di natura commerciale che beneficia di quella mole di disponibilità, NON HA ALCUN BISOGNO DI PRESTITI ESTERI.
Altra domanda fondamentale: perché i titoli di stato italiani sono finiti sotto il controllo delle grandi banche internazionali, visto che era abitudine consolidata delle famiglie e delle aziende italiane, quella di investire tutta la loro liquidità in BOT e CCT, garantiti dal Tesoro?  Che bisogno c’era? Eppure, negli anni ottanta/novanta del secolo scorso, il Ministero del Tesoro ha pianificato ed organizzato questo trasferimento, chiamandolo pomposamente: “internazionalizzazione del debito pubblico”.
E non contento, ha provveduto a trasferire il diritto di stabilire il tasso d’interesse dal tesoro al mercato, grazie all’uso delle aste competitive per piazzare i titoli di nuova emissione, ed ha piano piano estromesso il sistema italiano dalla attività di distribuzione dei titoli di stato, regalandola ad un gruppo ristretto di banche, oramai quasi tutte straniere, che privilegia i portafogli degli investitori istituzionali. Quelli che ci ripagano con lo Spread!
Non importa indagare sui motivi che hanno spinto i funzionari ed i ministri di allora a fare certe scelte. Certo è che, alla luce dell’esperienza fatta, emerge con chiarezza che è urgente correre ai ripari.
Riportare i titoli di stato italiani nei portafogli delle famiglie italiane, offre a queste ultime un impiego sicuro, ed a tutti noi la libertà dai ricatti dello spread e del “rischio Grecia”.Un conto corrente aperto su Banco Poste a tutti i soggetti, persone fisiche e giuridiche, che operano nel paese,  rappresenta di per sé un sistema dei pagamenti alternativo. Si costruisce facilmente, e non può essere interrotto a piacimento da soggetti esterni.

Torniamo a ripetere, che fa bene: di finanziamenti esteri, non abbiamo alcun bisogno!Detto anche per inciso: la bilancia commerciale italiana è in attivo da tempo. Dati ufficiali.

Inoltre, questo sistema pubblico può saggiamente consigliare i propri clienti che cercano opportunità di investimento sicuro, di smetterla di tentare la fortuna sui mercati finanziari (tanto, lì si arricchiscono di sicuro soltanto il Gatto e la Volpe). Ci sono a disposizione titoli di Stato italiani, BOT e CCT, come una volta. Titoli di uno degli stati più ricchi e solidi al mondo.

Ecco, finalmente,

Osserva, e medita.
Mentre ci libera da pericoli gravissimi, come lo spread, il default, il rischio Grecia, questo intervento  restituisce alla politica la disponibilità di risorse, nazionali, sufficienti ad affrontare con tranquillità qualsiasi esigenza di investimento.
E RICORDA: UNA BANCA PUBBLICA E’ UNA ESTENSIONE DELLO STATO!
Prima di concludere, vorrei attirare l’attenzione di coloro che si ostinano a vedere nella creazione di nuova moneta l’unica soluzione possibile, sulla circostanza che usare il risparmio per fare investimenti, è già di per sé, una forma di… creazione monetaria!
esattamente come fanno le banche private, che oggi creano attraverso i prestiti ed i depositi, il 90 per cento della massa monetaria in circolazione!
La differenza, abissale, fra una banca pubblica ed una privata, è che la prima non ha alcun bisogno, e tanto meno alcun interesse, di “strozzare” i propri clienti con quelle condizioni sui prestiti che oggi, purtroppo, le banche private applicano impietosamente e irresponsabilmente alle imprese.
Altre scelte, volte al recupero integrale di tutte le leve di governo dell’economia, le fai quando sei libero, non quando sei ricattabile.
Queste cose, le dobbiamo innanzitutto sapere, e poi le dobbiamo ricordare ai nostri politici, ai nostri giornalisti, al nostro Governo, al nostro Parlamento, ma anche alle nostre banche, alla Commissione europea, agli operatori dei mercati… ma soprattutto a noi stessi, quando ci prende lo sconforto, e sembra che tutto ci stia per cascare addosso e non riusciamo a vedere soluzioni ragionevoli.

Ci sono, eccome, le soluzioni. Basta prestare attenzione, informarsi un pochino di più, allargare la propria visione… e studiare la storia, che in campo monetario, tutto è già stato fatto. La tecnologia del presente, oltretutto, rende le soluzioni più semplici e rapide da implementare, una volta che la scelta sia stata adottata.

A volte penso che ci hanno fatto odiare talmente tanto il sistema bancario, per come lo hanno ridotto (io stesso ne sono uscito nel 2007, nauseato), che abbiamo finito per dimenticarne le potenzialità enormi ed anzi indispensabili ad una sana economia.  Se gestite a regola d’arte, potrebbero rappresentare davvero, in questo complesso momento storico,  la nostra principale salvezza!

Intermediazione creditizia (usare il risparmio privato per fare investimenti nell’economia reale) contro la disintermediazione finanziaria (che usa il risparmio privato per speculare su titoli e derivati).
In un prossimo articolo (questo è sin troppo lungo), preciseremo meglio quali siano queste “regole dell’arte”, evidenziando le condizioni da rispettare nella gestione della raccolta e degli impieghi, utili a garantire la sicurezza dei depositanti, e l’effettiva rispondenza degli investimenti a ragioni di interesse pubblico, evitando gli errori del passato, ma ancor di più le follie del presente.

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