IL “POLITICAMENTE CORRETTO”: LA SOBRIA PALUDE DEI MEDIA MAINSTREAM

Mi ero ripromesso di non scrivere in questi ultimi giorni dell’anno, per prendermi una pausa e perché impegnato anche con il lavoro. La lettura di due articoli sul Corriere della Sera di oggi, scritti da penne autorevoli del sistema mediatico, mi impone un commento urgente.

Ogni tanto la sopportazione del politicamente corretto arriva a livelli cui devo dare sfogo!

Veniamo al dunque: il primo articolo è di Pierluigi Battista, sul quale non è la prima volta che mi esprimo, riguarda le “nuove regole grilline” e si intitola “LA COSTITUZIONE IGNORATA”.

In breve, l’autore si lamenta del fatto che i 5 Stelle abbiano “deciso di darsi una struttura che, però, fa a pugni con la Costituzione.”

E continua: “…obbligare gli eletti … a votare la fiducia a prescindere come vincolo assoluto … è contro la Costituzione, ma anche contro la democrazia, la libertà di scelta, la logica stessa della rappresentanza parlamentare. È una logica autoritaria che trasforma gli eletti in automi … Così come indicare addirittura una pena pecuniaria per chi non si riconoscesse più nella linea del partito nel corso della legislatura trasforma le elezioni in una pura nomina che toglie ai parlamentari ogni diritto di scelta. …”.

E continua accusando il movimento di “… trasferire una logica di piccola setta modellata sul volere illimitato di un Capo o di un’oligarchia di capi …”.

Per concludere affermando che “Un partito di governo non può fare così, giocando così irresponsabilmente con la democrazia delle scelte e dei comportamenti”.

Perfetto!

Tutto giusto! (Oltre a ciò dobbiamo osservare che il movimento 5 Stelle ha cambiato registro su una marea di tematiche e prassi in un tempo assai breve, così breve da autorizzare più di una lettura critica).

Tornando a noi domando però: dov’era l’autore in questi ultimi decenni in cui tutti i partiti si comportavano, e continuano a comportarsi, sostanzialmente così?

Dov’era mentre la democrazia rappresentativa diventava progressivamente preda di logge sovranazionali private che continuano a determinare, in buona sostanza, il leader carismatico di turno?

Dov’era mentre i partiti si trasformavano in macchine elettorali – i cosiddetti partiti carismatici – per far avanzare i vari alfieri delle lobby, con la complicità silente del sistema mediatico?

Evidentemente il politicamente corretto prevede la critica al partito che immette la formalità ad una prassi, sostanzialmente comune, mentre può lasciar campo libero alla trasformazione della democrazia in sterile burocratismo in cui solo chi inserito nel sistema, ad ogni livello, ha possibilità di esprimersi!

Lobby, logge, finanza globale, circoli privati che detengono banche e controllano l’emissione del denaro: hanno svuotato le democrazie e l’Europa di ogni possibile sogno, usano i diritti umani come scudo per ipocrite campagne con cui condizionare, anche tramite i media mainstream, le agende politiche del “mondo civilizzato” e le varie nazioni ancora da sottomettere.

Questi soggetti trovano fedeli servitori in grandi ed autorevoli penne del politicamente corretto che, nella migliore delle ipotesi, non dicono mai le cose fino in fondo ma si fermano alla superficie dei problemi, anche parziale, senza mostrarne la vera anatomia.

Veniamo all’altro articolo di un’altra grande firma del politicamente corretto, Ernesto Galli della Loggia: questi titolo e sottotitolo: “GLI APPARATI PUBBLICI E IL DECLINO DELLO STATO, il caso italiano, è naturale chiedersi se la nostra crisi non sia anche crisi dell’intero vertice amministrativo-giuridico, delle sue qualità e diciamo pure della sua etica.”

Parlando di Banca d’Italia, Consob e Consiglio di Stato inizia prudentemente affermando che “Sarebbe sciocco mettere sotto accusa istituzioni chiave dello Stato sulla base di poche seppur comprovate inadeguatezze, di singoli casi di malcostume, di sensazioni necessariamente generiche.”

Continua affermando che “… forte è la sensazione che le istituzioni di cui sopra stiano smarrendo il senso della loro tradizione, che su di esse gravi sempre più il pericolo della perdita di quelle doti di capacità e di rigore…”.

Più avanti si chiede se la crisi italiana non sia “… anche crisi dell’intero vertice amministrativo-giuridico dello Stato … delle sue qualità e capacità di servizio, dei modi che ne regolano il reclutamento e il funzionamento. E diciamo pure la parola: della sua etica.”

Certo, anche qui tutto giusto, poi però continua lodando per il loro “senso dello Stato” personalità come Andreatta, La Malfa e Amendola, definendoli “custodi simbolo” di un “ethos politico-amministrativo.”

Peccato che il Della Loggia non ci ricordi che proprio Andreatta fu responsabile di uno degli atti fondamentali alla base della crisi del nostro Paese: il “divorzio” fra Tesoro e Banca d’Italia del 1981, ben spiegato in vari articoli rintracciabili nel WEB.

Forse dobbiamo pensare che il giornalista non conosca il fatto?

O che, più probabilmente, non ne faccia le stesse deduzioni?

O forse dobbiamo pensare che dire certe cose non sia politicamente corretto e che il limite a cui si può arrivare, per scrivere in un giornale autorevole, sui media mainstream, sia quello di una “paludata”, superficiale e sobria critica politico-storico-sociologica che non vada a fondo più di tanto?

Insomma, anche qui, come sopra: pur dicendo cose giuste non si va oltre la superficie, pur ammettendo che c’è qualche problema nel funzionamento e nel reclutamento non si spinge a fondo nella vera sostanza dei problemi ma anzi, si continua con una “lettura superficiale”, anche se corretta, sul passaggio dalla prima alla seconda Repubblica: a partire dal ’92-’94 sarebbe “giunta al potere una classe politica sempre più simile a quello che ormai stava divenendo la media del Paese: culturalmente slegata da qualsiasi passato, priva di visione, immersa nell’atmosfera economicistica dei tempi; moralmente disinvolta e indifferente alle regole. Una classe politica, infine, che perlopiù imbevuta di euro-universalismi e dei miti della globalizzazione, nulla poteva realmente sapere di quell’ideologia dello Stato nazionale e dei suoi interessi che alla fin fine è ancora oggi l’ideologia essenziale che sorregge ogni funzione pubblica”.

Tutto vero, tutto giusto quindi, ma: come mai nessuna parola sulle vere cause e sui veri attori della politica, della cultura e dei media che hanno grandemente favorito la demonizzazione dello Stato di diritto, oggi non più sovrano ma svuotato di ogni potere regalato ad enti sovranazionali controllati da interessi privati?

Perché sui media mainstream non vediamo mai analisi efficaci e sintetiche, atte anche ad una comprensione da parte del grande pubblico delle vere questioni, dei veri meccanismi ed interessi in gioco?

A tal proposito consiglio di leggere questo bellissimo ed esaustivo articolo, ancorché sintetico, di Davide Gionco.

I due articoli in questione sono l’ennesima conferma che i media mainstream non possono andare oltre, quando va bene, ad una “trattazione sociologica” e parziale che però non arriva mai ad affrontare le vere determinazioni della crisi moderna, le vere responsabilità.

I media ci stanno accarezzando, cullando e distraendo con una narrazione politicamente corretta, moriremo distratti, ma in modo politicamente corretto!

Buon 2018, che si possa vedere qualche bagliore di speranza!

 

Massimo Franceschini, 31 dicembre 2017

immagine: il mio libro, un programma politico ispirato ai diritti umani con delle linee guida per l’argomento in questione

 

 

 

 

 

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