Il Financial Times delude nuovamente: Francesco Giavazzi sulla Grecia

di Karl Whelan


Condividiamo questo articolo del 2015 dell’economista irlandese Karl Whelan il quale, scandalizzato, denuncia lo scadimento del Financial Times nel dare spazio ad economisti che esprimono opinioni al di fuori di ogni logica e del buon senso come l’italiano Francesco Giavazzi.
Se l’economia deve essere una scienza umana che aiuta i politici a compiere le scelte giuste per il bene dei cittadini (compresi quelli greci), allora non è ammissibile che tanta cialtroneria trovi spazio in giornali che vorrebbero essere un punto di riferimento, come il Financial Times.


Ospitando regolarmente le opinioni di persone del calibro di Hans-Werner Sinn e Niall Ferguson, la pagina editoriale del Financial Times sta guadagnando la sfavorevole reputazione di pubblicare spazzatura sull’economia. Questo nuovo articolo del professore italiano Francesco Giavazzi sulla Grecia (“I greci hanno scelto la povertà, facciamoli andare per la loro strada”) primeggia con la sua combinazione di imprecisione e infelici stereotipi nazionali Giavazzi ritiene che dopo “Cinque anni di negoziati che non hanno conseguito praticamente nulla” l’UE starebbe meglio senza la Grecia. Sostiene che l’attenzione dell’Unione Europea sulla Grecia l’ha distratta da altre questioni e conclude “Ma l’euro non può essere un sostituto per una maggiore integrazione politica. Infatti, senza tale integrazione, l’euro non può sopravvivere – e oggi, la Grecia si frappone su questa via”.

Voglio offrire alcuni commenti sul pezzo di Giavazzi, a cominciare con la sua affermazione che siano state fatte poche riforme negli ultimi cinque anni.

 

Nessun progresso in cinque anni? Pubblico Impiego

L’analisi di Giavazzi degli ultimi anni in Grecia è la seguente:

“Cinque anni di negoziati che non hanno ottenuto praticamente nulla (le poche riforme che erano state adottate, come una piccola riduzione del numero esagerato di dipendenti del settore pubblico, da allora sono state rovesciate dalla coalizione guidata da Syriza). E’ abbastanza chiaro che i greci non hanno alcun desiderio di modernizzare la loro società. Si preoccupano troppo poco di un’economia rovinata dal clientelismo“

Prima di tutto esaminiamo una specifica affermazione nell’articolo di Giavazzi, che la riduzione dei dipendenti del settore pubblico è stata piccola ed ha fatto marcia indietro. La relazione del 2014 della Commissione Europea sulla Grecia contiene la seguente tabella sull’occupazione pubblica greca.

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L’occupazione totale nel settore pubblico è scesa da 907.351 nel 2009 a 651.717 nel 2014, con un calo di oltre 255.000 unità. Questo è un calo di oltre il 25%. Davvero si può chiamarla una “piccola riduzione”?

E l’inversione sotto Syriza? I rapporti sul piano di riassunzioni del nuovo governo dicono che potrebbero essere assunti “ben 15.000″ lavoratori, una cifra molto piccola rispetto alle precedenti riduzioni. O Giavazzi non conosce i dati o sta giocando a tira e molla con loro.

 

Nessun progresso in cinque anni? Deficit di Bilancio

Un tema che attraversa commenti come quello di Giavazzi è che il popolo greco non digerisce le decisioni difficili. C’è da chiedersi se le persone che la pensano in questo modo siano consapevoli anche soltanto dei fatti di base circa l’entità del risanamento dei conti pubblici sperimentato in Grecia. Si veda sotto una tabella dell’OCSE che mostra i deficit pubblici in tutto il mondo. La Grecia ha ridotto il suo deficit di bilancio dal 15,6 per cento del PIL nel 2009 al 2,5 per cento nel 2014, una scala di riduzione del disavanzo che non si è vista in nessun’altra parte del mondo.

Questa riduzione ha coinvolto massicci tagli alla spesa pubblica ed è stata ottenuta nel contesto di un’economia in costante contrazione. Il professor Giavazzi è uno di quelli che sostengono l’idea che forti contrazioni fiscali possono essere espansive. Bene, le esperienze della Grecia e di altri paesi hanno fermamente screditato questa idea. Il popolo greco ha dovuto sopportare un numero straordinariamente duro di anni ed i suoi governi hanno preso molte decisioni difficili. Meritano di meglio che essere presi in giro sulle pagine di opinione del FT.

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Nessun progresso in cinque anni? Riforme Strutturali

Ah, sì, ma riguardo alle importantissime “riforme strutturali” amate da ogni Eurocrate? La Grecia è famosa per la sua burocrazia anti-business supportata da interessi di parte. Presumibilmente non è stato fatto nulla a riguardo. Beh, il Prof. Giavazzi può credere che quasi nulla sia accaduto, ma ci sono prove concrete che il governo greco ha intrapreso riforme in questo settore che contribuiranno a promuovere la crescita. Il rapporto Doing Business 2010 classificava la Grecia come il 109-esimo paese al mondo in cui fare affari, una classifica estremamente bassa. Il rapporto 2015 classificava la Grecia 61a, un aumento di 48 posizioni.

Questo lascia ancora la Grecia molto vicina alla retrovie dei paesi europei e ci sono molte aree dove ci sono opportunità di miglioramento. Ma dire che non ci sono stati affatto miglioramenti è semplicemente errato.

 

Nessun progresso in cinque anni? Le Riforme delle Pensioni

Che dire delle pensioni? Le storie sui greci che vanno in pensione presto sembrano aver avuto un impatto significativo sull’atteggiamento senza sconti del pubblico tedesco verso la Grecia nel corso degli ultimi anni. La riforma delle pensioni è ancora un punto centrale dei negoziati in corso tra la Grecia e i suoi creditori, ma questa è un’altra area in cui la percezione diffusa che non ci sia stata nessuna riforma è falsa.

I governi greci negli ultimi anni hanno introdotto una serie di riforme a lungo termine nel loro sistema pensionistico. Per una descrizione di tali riforme, si vedano le pagine 39-40 del Rapporto sull’Invecchiamento 2015 della Commissione Europea.

Il rapporto spiega anche l’impatto nel lungo periodo delle riforme pensionistiche che sono state emanate in tutta l’UE. Il grafico qui sotto è tratto dalla relazione. La linea blu indica l’età media di pensionamento nel 2060 se non ci fossero state le riforme delle pensioni e la linea rossa indica l’età media di pensionamento con i sistemi adesso in vigore. La Grecia (contrassegnata come EL) passa da una delle più basse età medie di pensionamento nello scenario senza riforma ad una delle più alte dopo la riforma. In questo senso, la Grecia ha intrapreso la più significativa riforma delle pensioni in Europa (e non è stata abrogata dai tribunali, come è accaduto in Italia alle riforme delle pensioni approvate dal governo di Mario Monti).

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Di nuovo, questo è un settore in cui ulteriori riforme sono quasi certamente di interesse più ampio. Qualunque cosa succeda nel periodo più lungo, gli attuali tassi d’attività tra i gruppi in età più avanzata in Grecia sono molto bassi e devono essere prese delle misure per regolare il diritto alla pensione per affrontare questo problema. Ma l’idea che non sia stata fatta nessuna riforma importante è falsa.

In effetti, nel complesso, si può credibilmente sostenere che i governi della Grecia negli ultimi anni hanno varato riforme più sostanziali rispetto a quelle che i governi del dopo-Berlusconi o Mariano Rajoy sono riusciti a fare rispettivamente in Italia e in Spagna.

 

La Grecia come problema politico

Giavazzi suggerisce che l’Unione europea può stare meglio senza la Grecia in parte perché provoca gravi problemi politici. Ma i problemi politici che cita sembrano abbastanza strani.

Il primo è che la Grecia è stata una distrazione.

“I leader europei, invece di dedicare i loro summit alla questione di come difendere meglio i nostri interessi economici e militari, agonizzano su cosa fare per la Grecia.”

Questa è la scuola del pensiero politico “non si può camminare e masticare chewing gum allo stesso tempo”. Qualcuno può onestamente sostenere che le enormi strutture di politica estera e militari dell’Unione Europea avrebbero messo a punto un approccio migliore per la Russia di Putin o l’ISIS se solo avessero spremuto fuori la Grecia dall’ordine del giorno in alcuni vertici europei?

La seconda è che la Grecia “si frappone sulla strada” della necessaria ulteriore unione politica europea. Non sono sicuro di come sta avvenendo. Ma anche se fosse, ci sono di gran lunga ostacoli molto più grandi per una maggiore unione politica europea, come il fatto che la maggior parte dei cittadini europei non ha alcun interesse in altri trattati che portino ad una unione sempre più stretta. L’area dell’euro non è, e probabilmente non sarà mai, nulla di vicino ad un’area valutaria ottimale e incolpare i Greci inetti per i problemi dell’euro è delirante.

Vale la pena segnalare come contrappunto che, data la zona di mondo con cui confina la Grecia (vicina a Macedonia, Albania, Kosovo, Turchia, Cipro, Nord Africa e Medio Oriente), sono abbastanza sicuro che i cervelloni degli affari internazionali potrebbero pensare ad alcune buone ragioni per mantenere il Paese nell’Unione Europea.

 

L’offerta di Giavazzi alla Grecia: tutte carote e nessun bastone

La parte più strana di articolo di Giavazzi è la sua proposta di offerta alla Grecia. E ‘un approccio carota e bastone che si rivela essere tutto carota.

Giavazzi riconosce che i debiti greci verso l’UE sono insostenibili e (come meglio posso dire) sembra chiederne una completa cancellazione:

Da quando Atene si è unita all’unione monetaria, abbiamo prestato alla Grecia € 400 miliardi, 1,7 volte il prodotto interno lordo del paese nel 2013. E’ tempo di mettere i piedi per terra: non saranno mai rimborsati. Ed è illusorio immaginare, come fanno a volte i finlandesi, che si potrebbe ottenere un risarcimento in natura con l’acquisizione di alcune isole greche. L’età in cui l’impero britannico avrebbe fatto questo è, per fortuna, finito. Il passato è passato. Prima lo si accetta e si dimenticano quei prestiti ​​meglio è”.

Ok, quindi immaginiamo che ciò accada. I governi dell’Eurozona cancellano i loro prestiti alla Grecia. Dato che la maggior parte del debito pubblico della Grecia è dovuta a questi governi, questo taglierebbe il rapporto debito-PIL ben al di sotto della media dell’Eurozona.

È per questo che il bastone di Giavazzi non ha senso. Dopo aver cancellato la maggior parte del debito della Grecia, il suo bastone è il seguente.

“Ma imporre riforme alla Grecia non viene fatto per il resto d’Europa. Dovrebbe semplicemente rendere cristallino che, senza serie riforme, non ci saranno nuovi prestiti ufficiali. L’unico modo per Atene di prendere in prestito sarà quello di convincere i mercati che pagherà le proprie bollette”.

Giavazzi può immaginare che un paese che ha appena avuto la maggior parte dei suoi debiti cancellati e che è vicino ad avere un saldo primario non avrà alcun acquirente nel mercato obbligazionario sovrano perché non sta facendo abbastanza riforme. Ma non è cosi’ che funziona il mondo. Se i mercati obbligazionari prestano in grandi quantità a nazioni del calibro di Brasile e Messico, una Grecia con il debito cancellato non dovrebbe avere alcun problema a prendere in prestito.

Quindi Giavazzi sbaglia quando dice che “i leader europei dovrebbero smettere di trattare il problema greco come se fosse solo una questione finanziaria”. Cancella il debito della Grecia e non ci saranno più programmi, niente più richieste di riforma, nessun Grexit e niente più tempo riservato alla Grecia ai vertici europei. Nel contesto del PIL dell’UE, il prezzo da pagare è abbastanza piccolo. Ma non è un prezzo che i leader europei sono disposti a pagare, in parte a causa del precedente che può impostare.

Questa è in grandissima parte una questione finanziaria, anche se una di quelle in cui la politica ora impedisce in gran parte che il calcolo economico a mente fredda decida cosa deve essere fatto.

 

Il Compiacimento per il Grexit

Anche se il suo grande piano per fare in modo che la Grecia lasci l’euro (offerta di cancellare tutti i loro debiti e poi chiedere riforme …) non raggiungerebbe in realtà il suo obiettivo, il compiacimento di Giavazzi circa la prospettiva che la Grecia lasci l’euro (e, eventualmente, l’Unione europea – nessuno sa veramente come questa cosa funzionerebbe) è un’indicazione eloquente dello stato d’animo di gran parte dei commentatori della politica europea. Giavazzi pensa che

“Grazie alle azioni della Banca centrale europea, l’unione monetaria oggi è abbastanza resistente da sopportare il Grexit”

Quali sono le azioni della BCE? Il mai testato e mai usato OMT? Gli stress test bancari? L’impegno al “qualsiasi cosa per salvare l’euro”? Beh, quando Cipro ha avuto la sua crisi nel 2013, il qualsiasi-cosa non è arrivato fino a garantire che la libera circolazione dei capitali fosse mantenuta all’interno della zona euro. E se il qualsiasi-cosa non impedisce un’uscita della Grecia, ci sarebbero seri interrogativi su quale tipo di euro la BCE sia effettivamente disposta a preoccuparsi di preservare. Se la Grecia potesse lasciare, allora potrebbe farlo qualsiasi paese se le condizioni fossero giuste.

Qualcuno ieri sera mi ha detto su Twitter che nessuno nei mercati finanziari è preoccupato che l’uscita della Grecia dall’euro causi contagio. Questo mi ha fatto sentire molto meglio perché i mercati finanziari non sbagliano o non cambiano mai idea, giusto?

Un ultimo dato con il quale concludere: Francesco Giavazzi era molto entusiasta della decisione di lasciare andare in bancarotta la Lehman Brothers. Se gli piaceva così tanto, sospetto che amerà il Grexit.


Tratto da:
https://karlwhelan.com/blog/?p=1550
Traduzione in italiano tratta da:

https://sinistrainrete.info/europa/5328-karl-whelan-il-financial-times-delude-nuovamente.html

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