I DIRITTI UMANI E LO STATO DELLA CIVILTÀ Articolo 4. Siamo tutti schiavi

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Il commento agli articoli della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo è arrivato al numero quattro.

Articolo 4

Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.

Abbiamo qui a che fare con l’espressione di una delle esigenze di diritto più antiche, per una delle violazioni della dignità e delle libertà umane fra le più “aberranti”.

Certamente non ho la pretesa di dire cose nuove sull’argomento, sappiamo benissimo come ancora oggi in varie parti del mondo permangano enormi problemi di schiavitù infantile, in campo militare oltre che lavorativo, di schiavitù femminile di vario tipo, soprattutto sessuale, ed altri ancora, compreso ovviamente il fenomeno delle migrazioni di massa: lo sfruttamento e la servitù delle economie africane all’Occidente causa la necessità di migrare, per finire in una nuova servitù senza diritti e con retribuzioni indecenti, che a sua volta contribuisce alla diminuzione dei salari e alla perdita dei diritti del lavoro nello stesso Occidente.

Credo che a questo punto occorra precisare che le altre schiavitù-servitù che andremo a vedere e che potremmo chiamare “collettive”, sono del tutto attinenti a questo articolo: infatti un modo di tradire i diritti dell’uomo è proprio quello di chiudere gli occhi davanti a situazioni e condizioni di interesse politico, sociale e generale, che possiamo configurare chiaramente come violazioni dei diritti fondamentali.

È il metodo con cui media e politica nascondono generalmente quelli che sono dei veri e propri asservimenti collettivi alle corporazioni private o ad organismi che condizionano la politica, asservimenti che sono estesi a vari aspetti della vita.

Media e politica dimenticano la responsabilità sociale contenuta nel Prologo della Dichiarazione Universale e negli articoli 1 e 2 visti nelle puntate precedenti, e supportano i diritti umani, per così dire, solo per la sfera individuale o relativa a costumi vari.

A questo punto vorrei fare una precisazione ulteriore, che ritengo necessaria per prevenire possibili critiche al mio metodo di affrontare il problema diritti umani; la precisazione è questa: è già accaduto, accadrà anche in questo articolo e in seguito, che mi riferirò agli stessi soggetti o meccanismi che commettono o permettono particolari violazioni su diversi articoli della Dichiarazione Universale.

Sto parlando, per fare degli esempi, della finanza speculativa, delle banche, delle corporazioni globali, di varie logge private più o meno occulte e di altri soggetti. Per questo articolo ad esempio indicherò e parlerò di fenomeni e soggetti già nominati nei due precedenti.

Questo mio approccio deve essere inteso non come una ripetizione inutile o una mancanza nelle argomentazioni, anzi: il fatto che gli stessi soggetti siano additati come responsabili di molteplici violazioni dei diritti umani serve a far capire due cose: la prima è la tendenza che hanno di commettere violazioni di grave entità e la disposizione a reiterare queste violazioni; la seconda questione che dobbiamo comprendere è il fatto che guardare un soggetto o un problema dai vari punti di vista dei singoli diritti umani ne permette una migliore comprensione e ci mostra quanto gravi, sfaccettate ed estese siano le violazioni e quanto sia urgente porre un vero rimedio.

Per quanto detto sinora e per arrivare alla sostanza delle violazioni di questo articolo credo sia necessario riflettere su tre aspetti del problema “schiavitù-servitù” su cui generalmente non mettiamo l’attenzione.

Il primo è quello che compone un quadro di sostanziale schiavitù/servitù globale: quella che le comunità umane subiscono da parte di una ristretta cerchia di persone, famiglie e logge sovranazionali che condizionano politica, economia, tecnologia, ricerca, cultura, mercati, risorse, guerre e media.

Per fare un esempio: solo tramite il controllo dell’emissione del denaro e del denaro circolante, che stanno comunque cercando di diminuire con la moneta elettronica, tengono in una vera e propria schiavitù-servitù intere nazioni defraudate del loro diritto ad avere una moneta sovrana.

Dato che il controllo delle banche centrali è sostanzialmente privato, oggi la maggior parte delle monete esistenti non appartiene veramente ai popoli ed ai loro stati; oltretutto, oggi la moneta genera un “debito” per le nazioni, debito e interessi impagabili che risultano in una vera e propria schiavitù.

Questo asservimento è reso possibile dall’ascendente sulla politica che hanno i soggetti che detengono le banche private, un vero e proprio cappio al collo che aumenta ogni giorno la sua stretta, in quasi tutto il pianeta.

Questa pesante influenza ha fatto sì che la politica regalasse una doppia concessione alle banche: da una parte l’emissione di denaro virtuale attraverso i prestiti ai clienti, un denaro che di fatto non posseggono; dall’altra il fatto che questi istituti posseggono o controllano le banche centrali che stampano il denaro vero: un classico esempio di questo è la BCE in Europa.

Per non parlare qui delle famiglie che controllano banche, finanziarie e assicurazioni e molto altro, una storia ben raccontata in molte inchieste pubblicate.

Il controllo sulla finanza globale e la cosiddetta finanziarizzazione dell’economia ha fatto sì che ormai da decenni il “PIL” finanziario superi di gran lunga quello dell’economia produttiva di beni e servizi, la cosiddetta economia reale.

Con questi sistemi si sono di fatto schiavizzati il lavoro e la creatività umana per metterli al servizio di un mercato esposto ad imperscrutabili destini finanziari, fatti anche di crisi finanziarie spesso pilotate, che niente hanno a che vedere con una sana gestione dell’economia, della cosa pubblica e delle nostre vite.

A tutto ciò, e per difendere gli interessi corporativi prima elencati, politica e media principali “rispondono” con la teoria che gli “stati sarebbero per loro natura “spendaccioni” e “irresponsabili”, e che se non controllati causerebbero conflitti perché “nazionalistici”; ammettono alcune “inefficienze” della “globalizzazione”, ma poi decantano la “competitività” fra le nazioni e la presunta “efficienza del privato” rispetto al pubblico: tutti argomenti usati per avallare la situazione attuale nascondendo le vere responsabilità.

Sono quei “virus argomentativi” che formano il cosiddetto “pensiero unico dominante”, quell’insieme di concetti ripetuto continuamente nei talk show della politica, con cui si cerca di nascondere il vero obiettivo delle corporazioni che è sempre quello: controllare risorse, territori e Stati facendoli diventare sempre meno sovrani per depredarli meglio.

Questa è una guerra vera e propria, combattuta con altre armi.

Le “oligarchie” politico-burocratiche degli “stati, ormai non più sovrani” promuovono e assistono impuniti alla privazione dei loro stessi diritti ma anche al crollo della produttività e del benessere delle società civili che dovrebbero rappresentare e servire; si rendono complici della “narrazione” assai lontana dalla realtà che abbiamo appena visto e dei soggetti responsabili di questo gioco.

Stessa cosa fanno i principali media, che sono di proprietà o controllati dalle stesse  corporazioni che, in buona sostanza, detengono e controllano i beni e le attività più importanti e del “mondo globalizzato”.

La drammatica diminuzione di diritti, di servizi e conquiste sociali ci viene così “rivenduta” come inevitabile data la globalizzazione che secondo questi soggetti sarebbe un fenomeno su cui un singolo Stato non potrebbe fare niente.

Credo che, al contrario, basterebbe che una sola nazione decidesse di riprendersi le sovranità regalate per mostrare come ciò possa essere possibile e contagiare positivamente gli altri: si potrebbe iniziare un percorso per una globalizzazione equilibrata e in armonia con lo spirito dei diritti umani.

A questo punto dovrebbe esser chiara una cosa: è assolutamente vitale che dalle società civili nasca un’azione politico-culturale che denunci questi meccanismi e sveli le suddette falsità argomentative su cui poggia il sistema, mostrando la possibilità di diverse politiche sociali, culturali, economiche e monetarie.

Un mondo più giusto e pacificato non si ottiene annullando le sovranità degli Stati ma con un recupero democratico delle stesse, per formare finalmente una comunità di Stati di diritto che possono convivere in pace ed in maniera creativa e proficua per tutti, perché liberi e non soggetti a schiavitù/servitù oscure ed inconfessabili.

Il secondo aspetto pertinente all’Art. 4 su cui vorrei mettere l’attenzione riguarda la sfera privata, per quelle che potremmo anche chiamare ”auto-schiavitù”, cioè condizioni in cui in vario modo un individuo finisce per perdere dignità e libertà, e comportarsi come un vero e proprio schiavo.

Questo secondo aspetto ha a che fare con le teorie “progressiste” che avallano in qualche modo fenomeni deleteri per la dignità umana, teorie che sono figlie della modernità: abbiamo così la droga che si vorrebbe libera, la prostituzione accettata purché tassata, l’utero in affitto, il cambio di sesso, la classificazione degli esseri umani in “generi” da poter scegliere e su cui poter giocare a piacimento ed altre ancora.

Stiamo osservando una sostanziale, generalizzata perdita di valori, aggravata dal fatto che, paradossalmente, si cerca di sfruttare i diritti umani per avallare pratiche e costumi che rappresentano, con tutta evidenza, il declino della nostra civiltà verso una cultura edonista, di annullamento della creatività e dell’amor proprio, irrispettosa e noncurante della dignità dell’individuo e della sua comunità.

Non ci stiamo accorgendo che abbiamo “superato” il vecchio moralismo bigotto, senza però andare verso un miglioramento responsabile dei nostri stili di vita e rapporti umani.

L’etica individuale e sociale sta cedendo a quello che potremmo chiamare “isolazionismo individuale”, condito da “tentativi anestetizzanti di piacere”: una condizione  in cui la “risoluzione” dei problemi dipenderà sempre meno dalle nostre capacità e forze intellettuali, una dimensione in cui  giocheremo sempre di più con la nostra natura, senza una vera crescita morale, intellettuale e spirituale.

La schiavitù moderna è così “allietata” dall’intrattenimento a scapito del ragionamento, mentre altri decidono della nostra vita.

Ci riterremo “fortunati” quando riusciremo ad essere al servizio di qualche azienda globale, costi quel che costi, finché riterrà utile il nostro sfruttamento.

Il terzo aspetto di schiavitù su cui vorrei mettere l’attenzione è quello della penetrazione tecnologica nelle nostre vite, sul nostro corpo e sulla nostra mente.

Chi mi ha seguito sin qui sa che su psichiatria e psicofarmaci mi sono già espresso qui, qui e qui.

La sostanza della questione e le direttrici del cosiddetto progresso, ci mostrano che stiamo andando a gran velocità verso un’inquietante dimensione in cui avremo un’interfaccia sempre più intima e profonda, anche cerebrale e mentale, con applicazioni tecnologiche di vario tipo, farmacologiche e non, per un numero crescente di ambiti e funzioni.

Il tutto, ovviamente, con sempre meno regole di ordine etico e gestito da aziende private che avranno sempre più campo libero da parte della politica e ancor prima, purtroppo, dalla cultura.

Il miraggio del tecnicismo materialista ci sta inevitabilmente portando ad un sistema antietico di controllo sociale e individuale: una perfetta schiavitù “giustificata” da esigenze di “sicurezza”, di “performance” e di “sviluppo umano”.

La scienza, tramite una tecnologia incontrollata, passerà dall’essere uno dei punti vitali dello sviluppo umano, all’essere il mezzo dell’annullamento di ogni umanità e libertà residue.

Stiamo andando a consegnarci ad una schiavitù opprimente come nessun’altra, che addirittura desidereremo.

Non sarebbe ora di cambiare, di liberarci intellettualmente e politicamente e rimettere i diritti umani al centro di tutto?

 

Massimo Franceschini, 24 novembre 2017

Questo il bellissimo video relativo all’Art. 4 dell’associazione no-profit: “Gioventù per i Diritti Umani

Questa la sezione sui diritti umani di ATTIVISMO.INFO in cui leggere tutti i miei articoli sull’argomento.

il mio libro, un programma politico ispirato ai diritti umani

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