Gli insegnamenti di Friedman e della Thatcher ai liberisti italiani

di Massimo Bordin

Ok, con i “se” e con i “ma” non si fa la storia. Però l’economista Milton Friedman e il primo ministro britannico Margareth Thatcher – gli idoli totemici dei liberisti italiani – sull’ipotesi di un’unione monetaria e sull’euro erano stati molto chiari prima di morire: “no, no, no“.

C’è persino il video del celebre discorso della Thatcher sull’euro, con i 3 no che fecero storia. Era il 1990 o giù di li, e poi tutti sappiamo com’è andata: gli inglesi, astutamente, si tennero la loro sterlina, e da qualche mese a questa parte hanno scelto di uscire definitivamente dalla Ue con la Brexit.

Resta da capire, allora, come mai i Chicago Boys italiani, gli adulatori nostrani della Thatcher e di Friedman, insistono ad elogiare la moneta unica europea. Sono poco intelligenti? Alcuni anche si, ma molti sanno benissimo come funziona l’euro, e sono solo in malafede.

Vediamo, in primo luogo, cosa diceva Friedman sull’euro nel 1998.

Niente di sbagliato, in generale, a volere un’unione monetaria. Ma in Europa c’è già ed è quella esistente di fatto tra Germania, Austria e Paesi del Benelux. Niente vieta che, se ci tiene, l’Italia aderisca a quella. Il resto è una costruzione non democratica perchè non è quello che vogliono i cittadini. Se la popolazione tedesca votasse, il progetto sarebbe sconfitto. E lo stesso accadrebbe in molti altri Paesi. L’Unione monetaria è il prodotto di una elite, è il frutto di una impostazione non realistica, di una spinta elitaria di chi vuole usare la moneta unica per arrivare all’unione politica. Pensiamo davvero che Kohl oggi e Mitterrand in passato siano stati sostenuti da un desiderio di unità economica? No, il loro obiettivo primario era politico, mettere assieme Francia e Germania per evitare guerre future. Gli Stati Uniti d’Europa sono una componente essenziale del progetto monetario.

Ed è una visione sbagliata. Più che unire, la moneta unica crea problemi e divide. Sposta in politica anche quelle che sono questioni economiche. La conseguenza più seria, però , è che l’euro costituisce un passo per un sempre maggiore ruolo di regolazione da parte di Bruxelles. Una centralizzazione burocratica sempre più accentuata. Le motivazioni profonde di chi guida questo progetto e pensa che lo guiderà in futuro vanno in questa direzione dirigista. E’ una tendenza che c’è da 15 anni, contro la quale, per esempio, ebbe modo di combattere Margaret Thatcher.

A Francoforte siederà un gruppo di banchieri centrali che deciderà i tassi d’interesse centralmente. Finora, le economie, come quella italiana, avevano una serie di libertà , fino a quella di lasciar muovere il tasso di cambio della moneta. Ora, non avranno più quell’opzione. L’unica opzione che resta è quella di fare pressione sulla Ue a Bruxelles perchè fornisca assistenza di bilancio e sulla Banca centrale europea a Francoforte perchè faccia una politica monetaria favorevole. Aumenta cioè il peso dei governi e delle burocrazie e diminuisce quello del mercato. Sarebbe meglio fare come alla fine del secolo scorso, quando, col Gold Standard, l’Europa aveva già una moneta unica, l’oro: col vantaggio che non aveva bisogno di una banca centrale.

Anche se non condivido un’acca della soluzione (sintesi) proposta da Friedman – le sue considerazioni sull’opportunità del gold standard ecc. – occorre riconoscere che a livello analitico era piuttosto bravo. Per le parole citate sopra si può parlare addirittura di preveggenza.

Leggiamo invece cosa scriveva Alberto Bisin sul manifesto neoliberista noisefromamerika, pochi anni or sono:

Non ci siamo mai occupati delle argomentazioni “negazioniste” riguardo all’Euro  direttamente, perché il tempo è per tutti risorsa scarsa e scegliamo i nostrl temi forse con un certo snobismo intellettuale: non possiamo né dobbiamo commentare tutto ciò  che si sente in giro. E non vi è alcun dubbio che in molti casi quelle dei “negazionisti” sono stupidaggini. A leggere in una intervista o sentire in TV (dove è spesso invitato) tal Paolo Barnard argomentare che

“L’euro e la Ue […sono…]  un grande inganno per mettere gli Stati nazionali in mano alle Banche”;  che “l’unione monetaria europea […è…] un  programma di spoliazione dei beni comuni a favore delle elite con la sottomissione totale degli Stati attraverso la sottrazione della moneta”;

onestamente non viene proprio voglia di commentare.

Non fa ridere? Le parole di Barnard – seppure estratte dal contesto – non sembrano quelle di Friedman poco sopra riportate? E si potrebbe continuare così, di citazione in citazione quasi all’infinito, immersi in un mare di contraddizioni insanabili.

Resta allora da capire perchè i neoliberisti italiani contrastano il pensiero di Friedman e della Thatcher su questo punto. Punto però dirimente e affatto secondario.

E’ del tutto inutile e dispendioso scomodare tabelle, grafici, estrapolazioni e manipolazioni statistiche. Su questo i neoliberisti sono piuttosto bravi, lasciamo volentieri a loro la masturbazione quantitativa.

La verità è semplice, e dietro l’angolo.

Le grandi istituzioni e la grande finanza hanno appoggiato l’euro, quindi se uno vuol pubblicare, insegnare negli atenei, fare carriera nel mondo che conta, deve dichiararsi a favore dell’euro. Alla faccia di Padre Milton Friedman e delle sue bislacche teorie.

Nel caso l’euro finisca ci sono diverse ipotesi. Quella di Friedman privilegiava il mercato sul dirigismo pubblico. Quella postkeynesiana prevede l’esatto l’opposto. Tutto dipende da quello  che i governi faranno DOPO l’uscita. Ma per entrambe le ipotesi, l’uscita dall’euro è una precondizione imprescindibile. Per i veri fautori del libero mercato, occorre infatti sganciarsi dall’euro per evitare la burocrazia di Bruxelles. Per chi vuole pianificare l’economia, occorre impedire a Bruxelles e Francoforte di imporre le ricette liberiste sovranazionali per legge.

E i neoliberisti italiani? A loro basta pubblicare papers per le riviste che contano e insegnare in qualche università americana, o fare consulenza per grandi gruppi e per quelle stesse istituzioni sovranazionali che hanno appoggiato l’euro, come il Fondo Monetario Internazionale o l’OCSE.

L’importante è schivarsi la pratica quotidiana di pala e piccone, dove invece sarebbero stati molto più utili.

Tratto da:
http://micidial.it/2020/06/friedman-e-la-thatcher-ai-liberisti-italiani-piantatela-gaglioffi/

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