
di Massimo Bordin
“Sputiamo su Hegel”. Dicevano così le femministe negli anni Settanta, contribuendo con questa ennesima scemenza ad un declino che dura tutt’ora. L’odio verso il pensatore tedesco va senz’altro contestualizzato in una più ampia critica al libero pensiero, ma ciò che lascia comunque esterrefatti è la sottovalutazione post-68ina delle analisi hegeliane e la pressochè totale ignoranza delle tesi del filosofo, che invece sono di una attualità disarmante.
Una della «figure» hegeliane più note agli studenti di Liceo è la dialettica servo-signore, destinata ad una grande fortuna filosofica anche grazie alla lettura che ne fece Karl Marx .
Nella Fenomenologia dello spirito del 1807, il momento più affascinante viene descritto nell’autocoscienza, cioè il momento storico in cui l’essere umano conosce l’altro da sè. Non le cose, non il cibo, non la natura-oggetto, ma finalmente altri individui che inizialmente non si riconoscono, ma che nel corso storico imparano a individuarsi favorendo la consapevolezza e l’identità. Quella descritta da Hegel è, insomma, la strada verso l’identificazione che passa per lo scontro, è il conflitto per il riconoscimento.
Non tenere alla vita! Ognuno, per affermare se stesso, dimostra all’altro di non aver paura della morte. In tal modo ciascun uomo entra in conflitto con gli altri per imporsi mettendo a repentaglio la propria esistenza in modo cosciente.
La coscienza passa dunque per la paura della morte, il coraggio e la lotta. E’ uno scontro per la vita dove l’esistenza biologica viene messa a repentaglio, ma non tutti gli uomini sono disposti a rischiare una cosa tanto preziosa.
Quale fu l’esito di questi scontri epocali che determinarono (e determinano) la coscienza dell’uomo in quanto uomo? Accadde che chi mise a repentaglio la propria vita poté agevolmente sottomettere chi, invece, rifiutò lo scontro.
Non venne sottomesso tanto chi perse – ATTENZIONE! – quanto chi rifiutò lo scontro per paura di morire.
Mi perdoneranno gli studiosi puristi dell’idealismo tedesco, ma provo a spiegare questo concetto con qualche esemplificazione, anche a costo di sembrare banale.
Vi è mai capitato di venire a sapere di una partita sportiva vinta a tavolino? Ebbene, che succede se un atleta o una squadra non si presentano alla gara? I giudici assegnano immediatamente la partita al contendente che si è presentato decretando così chi vince e chi perde. E’ razionale! E’ logico che sia così.
Questa dinamica, secondo Hegel, è caratteristica della storia dell’umanità, oserei dire che risulta essenziale al suo sviluppo di comprensione della realtà. Si chiama dialettica e in quanto tale non si manifesta una volta soltanto nella storia.
E’ accaduto nell’antico Egitto, quando i guerrieri sottomisero gli agricoltori lungo il Nilo; accadde tra spartani e iloti, in Grecia; tra patrizi e plebei nell’antica Roma; tra nobili e servi della gleba lungo il medioevo; tra borghesi e operai durante la rivoluzione industriale. Ier l’altro è avvenuto tra lavoratori dipendenti e imprenditori (mi raccomando… si tratta di mere esemplificazioni per rendere l’idea).
Ma possiamo testare anche un’altra linea descrittiva.
Che poteva succedere in una piccola comunità primitiva quando si dovevano affrontare animali feroci o bellicosi nemici che minacciavano il villaggio?
Esatto, avete indovinato! Accadeva che qualcuno si offrisse per combattere tali nemici, mettendo a rischio la propria vita. Risulta ovvio che, in caso di sua sopravvivenza e vittoria, costui avrà poi avuto delle pretese di riconoscenza nei confronti degli altri che non erano andati a combattere. E la pretesa, ca va sans dire, è che costoro lo servissero.
Com’è noto ai lettori di Hegel, poi la dialettica subisce ulteriori declinazioni. Nel caso del rapporto servo-signore classico, ad esempio, il lavoro e la capacità di fare saranno dirimenti e rovesceranno i rapporti dialettici come avvenuto durante la Rivoluzione francese, quando i borghesi (i produttori) sostituirono i vecchi guerrieri (i nobili) divenuti oramai una classe parassitaria.
Però l’impianto narrativo basato sul rapporto tra coraggio/rischio e paura/servilismo direi che è stato uno dei contributi più originali e felici di Hegel. Se non altro perchè, a ben guardare sotto le coperte della storia, quel tipo di dialettica avviene ancora oggi.
Avviene ovunque… tranne che in Italia!
L’italia pare essere riuscita ad abbattere l’antropologia, a smentire Hegel e a far vincere il servilismo sul coraggio.
Il caso dell’emergenza sanitaria prorogata fino ad ottobre con pretesti legulei è solo l’ultimo clamoroso esempio di questa peculiarità tutta italiana.
Nonostante illustri clinici spergiurino che non siamo più in emergenza, e da tempo. Nonostante le proteste in Parlamento e soprattutto della società civile, nonostante il grafico dei contagi faccia ben capire quanto sia ridicolo ed economicamente dannoso il messaggio di paura, la paura finisce per prevalere.
E fin qua niente di strano, a dirla tutta: è sempre accaduto nella storia dell’umanità che la maggioranza abbia paura, altrimenti non esisterebbero le èlites. Ma la cosa curiosa nel caso nostrano è che ad avere paura sia una minoranza e, soprattutto, che questa minoranza pretenda pure di fare da padrona, di comandare a chi invece non si sottrae alla vita ed al rischio.
Detto diversamente, non era mai accaduto nella storia umana che gli ipocondriaci ed i vigliacchi governassero una comunità di milioni di persone e che riuscissero a sottomettere chi, invece, ha il coraggio di affrontare i propri nemici.
Anzi, no! E’ già accaduto qualcosa di simile, a ben pensarci, e proprio in Italia. E’ accaduto con l’affermazione delle classi sacerdotali nel 380 d.C., sotto l’imperatore Teodosio, quando i vescovi presero il posto dei guerrieri romani.
E tutti sappiamo com’è finita.
Tratto da: http://micidial.it/2020/07/giuseppe-conte-e-la-dialettica-servo-padrone/
“Detto diversamente, non era mai accaduto nella storia umana che gli ipocondriaci ed i vigliacchi governassero una comunità di milioni di persone e che riuscissero a sottomettere chi, invece, ha il coraggio di affrontare i propri nemici.”, Prof. M. Bordin
Non si tratta affatto di una questione del genere ma si tratta della solita questione del “Governo dei Non Governativi”.
A seguire la “Smoking Gun” e nel post successivo una “Lectio Magistralis” del “Il Pedante” sul “Governo dei Non Governativi”.
1. “Smoking Gun”
“In palese violazione della trasparenza amministrativa, anche i verbali del Cts risultano imbottiti di omissis e latitano gli allegati. Il verbale numero 22 datato 9 marzo 2920 attesta che ECDC e WHO (OMS) hanno stabilito a priori, ossia d’ufficio a tavolino e per giunta dall’estero, ovvero a distanza stratosferica, che “tutta l’Italia è infetta”. Gianni Lannes
28 Settembre 2020
Riferimento e proseguimento:
http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2020/09/segreti-virali-in-italia.html#more
“Lectio Magistralis” del “Il Pedante” sul “Governo dei Non Governativi”.
http://ilpedante.org/post/il-governo-dei-non-governativi
Da segnalare con il pennarello rosso il passaggio finale:
“Se le ONG che destabilizzano sono solo una minoranza (molto) rumorosa, è però vero che il governo dei non governativi rappresenta oggi la cifra tecnica dominante del riformismo più violento. Perché nel reclamare uno statuto «altro» e più alto consente di dettare le leggi senza essere legislatori, fare politica senza essere eletti, agire senza titolo e decidere senza responsabilità, disattivando in un sol colpo tutto l’arsenale delle cautele costituzionali e procedurali che si applicano agli statuti codificati. In questa deroga pascolano già da anni i banchieri centrali «indipendenti» dal potere politico, veri domini delle agende politiche contemporanee, per l’analoga e bizzarra idea che se lo Stato è inefficiente e mariuolo, i grandi azionisti degli istituti di credito privati servirebbero l’interesse generale perché «razionali». E così anche i tecnocrati, quelli che non bisogna infastidire con le opposizioni perché «competenti» e «autorevoli». E la piaga del secolo, il sovranazionalismo, dove l’illusione di uno spazio politico «altro» e migliore serve a promuovere cambiamenti incompatibili con gli ordinamenti interni delle comunità. Se certe cose ce le chiedessero i nostri ministri, sarebbero incostituzionali, o illegali. Invece ce lo chiede Leuropa, i think tank intergovernativi, l’OMS ecc. in nome dei più alti principi, cioè di chi di volta in volta li finanzia.”
“Invece ce lo chiede Leuropa, i think tank intergovernativi, l’OMS ecc. in nome dei più alti principi, cioè di chi di volta in volta li finanzia.””
Riferimento: parte finale dell’ultimo passaggio della “Lectio Magistralis” del “Il Pedante” sul “Governo dei Non Governativi” riportata nel post precedente.
Per unire ulteriormente i puntini.
“Così funziona l’OMS : i privati decidono dove investire
Chi finanzia l’OMS?
Possiamo davvero sostenere che l’Organizzazione Mondiale della Sanità sia un ente indipendente, scevro da logiche di mercato e conflitti d’interesse?”, P. Pignatelli per “MedicinaAPiccoleDosi”
8 Febbraio 2020.
Due articoli de “Il Sole 24 Ore Sanità” risalenti al 2011, denunciavano come il 76% del budget dell’OMS fosse costituito da donazioni volontarie, perlopiù indirizzate a specifiche attività decise dai donatori.
Uno degli articoli rimarcava testualmente che “l’OMS ha perso il controllo prima delle proprie politiche e poi delle proprie finanze”, che “non può più decidere autonomamente quali politiche di salute attuare“; e che il filantrocapitalista Bill Gates, quell’anno avesse annunciato che questo sarebbe stato “il decennio dei vaccini”, ad un’assemblea mondiale dell’OMS (1).
Nel 2010 la “Fondazione Bill & Melinda Gates”, azionista di rilievo del mercato vaccinale, aveva versato donazioni volontarie all’OMS per quasi 220 milioni di dollari, posizionandosi come secondo donatore dopo gli Stati Uniti.
Una fondazione creata dalla Fondazione Gates, la GAVI (“Global Alliance for Vaccines and Immunization“), aveva versato all’OMS altri 39 milioni di dollari. GAVI è una partnership fra pubblico e privato che comprende, oltre alla fondazione Gates, i soggetti privati del capitalismo finanziario, le principali corporations farmaceutiche del settore vaccinale e la Banca Mondiale, che è un’azionista del mercato vaccinale.
Ulteriori donazioni, provenivano direttamente da Sanofi Aventis, Glaxosmithkline, Pfizer e Novartis, : rispettivamente il secondo, terzo, quarto e quinto produttore mondiale di vaccini, per fatturato del 2013.
Al 2019, GSK, Sanofi e Pfizer, sono tra i 4 colossi che detengono il primato nell’oligopolio del mercato vaccinale; altri finanziamenti di queste aziende farmaceutiche provenivano da alcune loro fondazioni. Gira e rigira siamo sempre lì.
Il contributo della Fondazione Gates era comunque di gran lunga preponderante, e conferiva alla fondazione un peso superiore a quello della maggior parte degli stati membri, soprattutto dei più poveri. Del resto la fondazione Gates, con 43,5 miliardi $ di patrimonio, pesa tuttora più dell’intera OMS.
Fa notare l’articolo, come l’OMS non disponga liberamente dei finanziamenti privati, perché si tratta in genere di fondi commissionati verso progetti specifici scelti dai donatori stessi. In pratica i donatori finanziano l’OMS giusto perché apponga il suo logo a legittimazione dei loro stessi progetti.
Riferimento e proseguimento:
http://www.medicinapiccoledosi.it/cosi-funziona-loms/
Brevissimo commento finale.
Non c’è bisogno di alcun commento, i fatti riportati parlano da sé, that’s it!!
Cordiali saluti e buona giornata.
TheTruthSeeker
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