David Leonhardt sul New York Times: “Finiamola col problema del debito pubblico!”

di David Leonhardt
10.01.2019
David Leonhardt

Le apparenti bizzarie del presidente Trump hanno riempito i titoli dei giornali di ieri, ma penso che la notizia più significativa sia stata l’ultimo segnale di ansietà dei repubblicani del Congresso.
Ci stiamo avvicinando a un punto di rottura“, ha dichiarato il senatore Pat Roberts del Kansas. “Non mi è chiaro come questo stallo possa finire bene per Trump.

Per di più, Ross Douthat, Michelle Goldberg ed io parliamo dello “shotdown” come l’ultimo episodio in podcast di “The Argument”. Discutiamo anche del perché le donne potenti in politica mandino nel panico così tanta gente.

Olivier Blanchard è uno degli economisti più rispettati al mondo. Nativo della Francia e da molto tempo professore al M.I.T., è noto per la sua ricerca rigorosa e attenta sulla macroeconomia.
Lo scorso fine settimana, mentre Blanchard si avvicinava alla fine del suo mandato come presidente della “American Economic Association”, la principale organizzazione professionale del settore, ha tenuto il discorso di congedo in una conferenza ad Atlanta. Aveva un chiaro messaggio: il mondo è stato troppo ossessionato negli ultimi anni dai presunti costi e rischi del debito pubblico.
Altri economisti hanno già iniziato a parlare del discorso come un correttivo importante – “davvero, davvero, davvero importante“, dice Jason Furman – al continuo allarmismo sul debito.

Il caso di Blanchard ruota intorno al fatto che i tassi di crescita economica in tempi moderni sono solitamente più alti dei tassi di interesse. Questo modello significa che i governi possono spesso ripagare i loro debiti più facilmente di quanto si aspettino le persone, perché le economie producono più che a sufficienza per a coprire i pagamenti degli interessi. E il debito può portare enormi benefici, consentendo ai governi di investire nell’istruzione, nei trasporti, nella ricerca scientifica o in altri programmi che spesso non fruttano molto profitto per le aziende private, ma possono sostanzialmente innalzare la crescita economica.
Puoi usarlo, se lo usi saggiamente“, come disse Blanchard dopo il discorso, riferendosi al debito.

Il classico esempio di un governo che ha ripagato un grosso debito con relativa facilità è il governo americano dopo la seconda guerra mondiale, come scrive il mio collega Paul Krugman in un articolo sul discorso di Blanchard. Il governo federale non ripagò i suoi debiti in tempo di guerra e della Depressione attraverso tasse più alte o tagli alla spesa. Li ha ripagati con le entrate fiscali create dalla crescita economica. Negli ultimi anni, i tassi di crescita sono stati inferiori a quelli della metà del XX secolo, ma anche i tassi di interesse sono stati inferiori.
Ci sono dei limiti all’idea, ovviamente. Per prima cosa un governo dovrebbe fare debito per investimenti produttivi.
Il tagli alle tasse del Presidente Trump, che ha fatto diventare i ricchi più ricchi, non contano come un uso produttivo del debito. E a un certo punto, il debito potrebbe raggiungere un livello che sarebbe davvero dannoso. La nozione che il debito non ha importanza – che sta guadagnando un certo consenso a sinistra – è sbagliata [la redazione di Attivismo non concorda con questa posizione].
I costi a lungo termine della Sanità, ad esempio, continuano a rappresentare un vero problema in questo paese.
Ma l’errore che Stati Uniti ed Europa hanno commesso negli ultimi anni non è stato quello di emettere troppo debito. È stato di emetterne troppo poco – e lesinare sugli investimenti nell’istruzione, nei trasporti e così via.
Sono stato tra quelle persone che si sono preoccupate molto – a volte troppo, ad essere onesti – del debito, e trovo il caso di Blanchard persuasivo.
“Covare” il debito può sembrare sobrio e responsabile. Ma spesso non lo è. Invece, può essere una cattiva politica economica che danneggia il paese, comprese le generazioni future.
Per ulteriori informazioni, si legga l’articolo di Jared Bernstein sul The Washington Post. Il documento accademico pubblicato da Blanchard in concomitanza con il suo discorso, scrive Bernstein, “aggiunge alcune considerazioni estremamente importanti nelle discussioni sulla politica fiscale, che per lungo tempo erano state caratterizzate da asserzioni, pregiudizi e paure”.

Tratto e tradotto da:
https://www.nytimes.com/2019/01/10/opinion/united-states-economy-public-debt.html

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