Come la ricchezza riduce la compassione

di Daisy Grewal
10.04.2012

MENTRE LA RICCHEZZA AUMENTA, L’EMPATIA VERSO GLI ALTRI SEMBRA DIMINUIRE

Chi ha maggiori probabilità di mentire, imbrogliare o rubare- il povero o il ricco?
E’ allettante pensare che più si è ricchi, più è probabile che si agisca in modo equo. Dopotutto, se si ha già abbastanza per se stessi, è più facile pensare a ciò di cui gli altri potrebbero aver bisogno. Tuttavia la ricerca suggerisce il contrario: quando le persone salgono la scala sociale, i loro sentimenti compassionevoli verso gli altri individui vanno scemando.
Gli psicologi di Berkeley Paul Piff e Dacher Keltner hanno condotto diversi studi per verificare se la classe sociale (misurata dalla ricchezza, dal prestigio professionale e dall’istruzione) influenzi quanto noi teniamo ai sentimenti altrui. In uno studio, Piff e i suoi colleghi hanno osservato con discrezione il comportamento dei conducenti di veicoli in un incrocio a quattro strade trafficato. Hanno rilevato che gli automobilisti alla guida di macchine di lusso avevano una maggiore propensione a tagliare la strada agli altri conducenti invece di aspettare il proprio turno all’incrocio.
Questo si verificava allo stesso modo per automobilisti di classi elevate sia uomini che donne, indipendentemente dall’ora del giorno o dall’entità del traffico all’incrocio. In un altro studio hanno scoperto che i conducenti di auto di lusso avevano anche maggiori probabilità di passare velocemente davanti a un pedone tentando di passare sulle strisce pedonali anche dopo aver avuto un contatto visivo col pedone.
Per capire se l’egoismo porta alla ricchezza (piuttosto che viceversa), Piff e colleghi hanno condotto uno studio in cui hanno manipolato i sentimenti di classe delle persone. I ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di dedicare qualche minuto al confronto con persone che stavano meglio o peggio di loro dal punto di vista finanziario. Successivamente ai partecipanti fu mostrato un barattolo pieno di caramelle e gli fu detto che potevano portarne a casa quante ne volevano. Fu anche detto loro che le caramelle rimanenti sarebbero state date ai bambini di in un laboratorio vicino. Quei partecipanti che avevano trascorso del tempo a pensare a quanto fossero migliori rispetto agli altri finirono per prendere una quantità significativamente più grande di caramelle per sé, lasciandone meno per i bambini.
Una serie correlata di studi pubblicati da Keltner e dai suoi colleghi l’anno scorso ha esaminato come la classe sociale influenzi i sentimenti di compassione verso le persone che soffrono.
In uno studio hanno scoperto che gli individui meno abbienti hanno normalmente maggiori probabilità di riferire di provare compassione nei confronti degli altri. Ad esempio è più probabile che siano d’accordo con affermazioni del tipo “Vedo spesso persone che hanno bisogno di aiuto” e “E’ importante prendersi cura delle persone vulnerabili”.
Questo fu confermato anche dopo aver controllato altri fattori che sappiamo influenzare sentimenti compassionevoli, come genere, etnia e credenze spirituali.
In un secondo studio ai partecipanti è stato chiesto di guardare due video mentre veniva loro controllata la frequenza cardiaca. Un video mostrava qualcuno che spiegava come costruire un patio. L’altro mostrava bambini che soffrivano di cancro.
Dopo aver visto i video, i partecipanti hanno indicato quanta compassione hanno provato durante la visione di entrambi. La classe sociale è stata misurata ponendo ai partecipanti domande sul livello di reddito e istruzione della famiglia.
I risultati dello studio hanno dimostrato che i partecipanti che si trovavano all’estremità inferiore dello spettro, con meno reddito e istruzione, avevano maggiori probabilità di riferire di aver provato compassione mentre guardavano il video dei bambini malati di cancro. Inoltre la loro frequenza cardiaca rallentava durante la visione del video sul cancro, una reazione che è associata alla maggiore attenzione ai sentimenti e alle motivazioni degli altri.

Questi risultati si basano su ricerche precedenti che dimostrano come gli individui appartenenti a classi più abbienti sono meno bravi a riconoscere le emozioni degli altri e hanno meno probabilità di prestare attenzione alle persone con cui interagiscono (ad esempio controllando i loro cellulari o scarabocchiando).

Ma perché la ricchezza e lo status diminuirebbero i nostri sentimenti di compassione per gli altri? Dopotutto sembrerebbe più probabile che avere poche risorse porti all’egoismo. Piff e i suoi colleghi sospettano che la risposta possa avere a che fare con il modo in cui ricchezza e abbondanza ci danno un senso di libertà e indipendenza dagli altri. Meno dobbiamo fare affidamento sugli altri, meno ci preoccupiamo di quello che provano. Questo ci porta ad essere più focalizzati su noi stessi. Un’altra ragione ha a che vedere con il nostro atteggiamento nei confronti dell’avidità.

Come Gordon Gekko le persone di classe superiore potrebbero avere maggiori probabilità di sostenere l’idea che “l’avidità è bella”. Piff e i suoi colleghi hanno scoperto che le persone più ricche hanno maggiori probabilità di concordare con le dichiarazioni secondo cui l’avidità è giustificata, vantaggiosa e moralmente difendibile. Questi atteggiamenti hanno finito per prevedere la probabilità dei partecipanti di assumere comportamenti non etici. Considerata la crescente disparità di reddito negli Stati Uniti, la relazione tra ricchezza e compassione ha implicazioni importanti. Coloro che detengono la maggior parte del potere in questo paese, politico e non, tendono a provenire da contesti privilegiati.

Se la classe sociale influenza il modo in cui ci teniamo agli altri, allora il più potente tra noi potrebbe essere il meno propenso a prendere decisioni che aiutano i poveri e i bisognosi. Potrebbero anche essere i più inclini a comportarsi in maniera poco etica.
Keltner e Piff hanno recentemente dichiarato sul New York Times su come la loro ricerca aiuti a spiegare il perché Goldman Sachs e altre potenti società finanziarie siano terreno fertile per comportamenti avidi.
Sebbene l’avidità sia un’emozione umana universale, può esercitare un fascino più intenso su coloro che possiedono già molto.

 

Tratto da:
https://www.scientificamerican.com/article/how-wealth-reduces-compassion/

Traduzione a cura di Renato Nettuno

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