Chi limita la libertà di opinione in Italia – Elogio di Andrea “Torquemada”

I fatti accaduti durante un consiglio comunale di un paese dell’Emilia offrono spunto per riflettere sui limiti ideologici alla libertà di opinione, oggi, in Italia.

di Giovanni Lazzaretti


In Consiglio Comunale a San Martino in Rio ci sono le liste Uniti per San Martino (maggioranza a prevalenza PD, 8
consiglieri), Progetto San Martino (Sinistra, 1 consigliere), Alleanza Civica per San Martino (centrodestra + lista
civica, 3 consiglieri).
Uniti + Progetto presentano insieme una mozione. Alleanza Civica reagisce con un bell’intervento. E, fin qui, tutto
nella norma. Ma reagisce anche un consigliere di maggioranza, con un lungo discorso. Il consigliere lo chiameremo
Andrea. Mi ha concesso di utilizzare il testo, riassumendo e adattando. Dal suo discorso capirete a cosa si riferiva
la mozione: e sono cose serie, molto serie. Gli cedo la parola.

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Ho letto e riletto la mozione con fastidio crescente.
Il primo sentimento di disgusto viene dalla sensazione di “copia-incolla”. La mozione richiama “gli art. 2, l’art.3
comma 1, e l’art. 10”, articoli di non si sa che cosa: evidentemente è un testo pescato da Internet e ricomposto
male. Su Internet si trovano testi in fotocopia: Capannoli, Bientina, Chiaravalle, Pontedera, Pisa, Crema, Sarzana,
Scicli, eccetera. E’ una “velina di regime”.
Secondo sentimento di disgusto: il titolo della mozione cita come “cattivi soggetti” da espellere dal suolo pubblico
chi si ispira a fascismo e nazismo, chi contrasta i valori di Resistenza e Costituzione. Poi vado nel testo e trovo
citate anche ideologie razziste, xenofobe, antisemite, omofobe, antidemocratiche, portatrici di odio, portatrici di
intolleranza religiosa: ben al di là della pessima legge Mancino.
Terzo sentimento di disgusto: siamo un’Amministrazione Comunale e vogliamo trasformarci in poliziotti. E’ ovvio
che locali e suolo pubblico sono a disposizione di chiunque, secondo i regolamenti e le tariffe comunali. Se la
magistratura non ha perseguito un’associazione per via civile o penale, non si capisce perché il Comune voglia
perseguirla per via amministrativa.
Quarto sentimento di disgusto: la montagna partorisce il topolino. Dopo le frasi roboanti, si capisce
immediatamente che un impiegato comunale non è in grado di esaminare la cronistoria di un’associazione per
decidere se passa l’esame: può solo chiedere l’autocertificazione. E qui viene da ridere. Le autocertificazioni hanno
senso se sono sostitutive delle certificazioni: autocertifico l’identità perché in ogni momento posso farla certificare
ufficialmente. Non si possono autocertificare i pensieri.
Il quinto sentimento di disgusto riguarda il linguaggio: si dà per scontato che i termini elencati nella mozione
abbiano una definizione giuridica chiara e condivisa da tutti. Non è così, e dovrò spiegarmi con esempi.

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Se affermo che la civiltà che ha creato Roma, Firenze e Venezia è un unicum nella storia dell’umanità, sono una
persona che ammira la sua bella Patria, oppure sto manifestando idee razziste, nonché “angustamente
eurocentriche e ostinatamente giudaico-cristiane” come dice qualcuno su Internet?
Se affermo che il 30% della popolazione italiana è sotto il livello di povertà, e in questa situazione l’Italia non può
accogliere emigrati economici ma solo dare asilo a chi ha diritto, sono una persona saggia che legge le statistiche o
mi catalogate come xenofobo?
In Italia nel 2015 (ultimo anno con dati certi) sono state accolte 3.555 domande di rifugiati su 71.117 domande
esaminate: il 5%. L’altro 95% è composto da immigrati clandestini: posso dire questa parola o mi espellete come
xenofobo?
Il 14% riceve la cosiddetta protezione sussidiaria. Il rimanente 80% bivacca in Italia semplicemente facendo ricorso
contro l’espulsione, con avvocato gratuito, ottenendo la permanenza grazie alla lentezza burocratica. Queste
statistiche e questa follia burocratica posso illustrarle in una sala comunale, o me la negherete come razzista e
xenofobo?
Se critico lo Stato d’Israele per come tratta i palestinesi a Gaza, se critico il muro eretto da Israele, sono l’uomo
saggio che non santifica gli ebrei, o mi bollerete come antisemita?
Se affermo che NON siamo in democrazia almeno dal novembre 2011, cosa sono per voi? Uno che la democrazia
la capisce o un antidemocratico che non beatifica Napolitano e Mattarella?
Posso chiedere che l’Italia, invece di sanzionare la Siria dove i cristiani vivevano in pace, sanzioni Arabia o
Pakistan dove l’essere cristiani è motivo di persecuzione? O mi catalogate come intollerante?
Se affermo che il sistema bancario e monetario di Mussolini è concettualmente superiore a quello di Draghi, mi
deferirete a qualche corte europea come fascista?
Se ricordo che il presidente della Bundesbank di Hitler, il banchiere ebreo Hjalmar Schacht, concepì un piano che riassorbì completamente la disoccupazione e che dovrebbe essere di esempio per gli stati democratici, sto facendo
apologia del nazismo? Vorrete essere più cattivi del tribunale di Norimberga che assolse Schacht?
Il primo a disattendere i valori della Costituzione non sono le associazioni varie, ma è lo stesso Stato italiano che,
ad esempio: non fa nulla per difendere la famiglia società naturale fondata sul matrimonio (art.29), non fa nulla per
incoraggiare e tutelare il risparmio, né per disciplinare, coordinare e controllare l’esercizio del credito (art.47), non
fa nulla per essere fondato sul lavoro (art.1) ma continua a fondarsi sulla finanza e sul debito creato dagli interessi
passivi. Se affermo questo sono un pericoloso antistatalista o sono uno che vorrebbe la Costituzione realizzata per
il popolo?
Se dico che il beato Rolando Rivi è stato ammazzato da partigiano comunista descrivo la realtà o sto attentando ai
valori della Resistenza?
Il top si raggiunge con la parola “omofobia”. L’omofobia è un concetto elaborato dalla lobby gay per zittire il
dissenso. E’ una tecnica classica: si inventa un concetto che non esiste, lo si sdogana sui media, e infine si legifera
sul concetto medesimo per impedire alle persone di esprimere il loro pensiero.
Se affermo che un bambino che cresce con la madre e con la compagna della madre subisce il danno della
privazione della figura paterna, affermo l’ovvio o sono l’omofobo che non si inchina ai voleri della signora
Appendino?
Io sono con le persone di tendenza omosessuale, io sono con i bambini, ma non sarò mai succube della lobby gay.
Se invece il Comune vuole accogliere i diktat della lobby gay, si accomodi.
Per concludere: cerchiamo di realizzare il nostro compito, fare gli amministratori. Evitiamo di darci patenti da
poliziotto. Accantoniamo tutti assieme questa mozione inquietante. Pensate ad esempio che un centro sociale con
anarchici e devastatori di centri urbani passerebbe tranquillamente la griglia dei divieti.

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Applauso virtuale al consigliere Andrea. Mi permetto di accostarlo al Vescovo Camisasca: entrambi hanno avuto il
coraggio non di “scrivere” un discorso, ma di “pronunciarlo” di fronte a destinatari che non se lo aspettavano
(cristiani LGBT per Camisasca, la maggioranza di centrosinistra per il consigliere Andrea). Scrivere e pronunciare
non sono la stessa cosa: di fronte ai volti il cuore può battere a martello, la voce può venir meno.
Qualcuno della maggioranza ha cominciato a ironizzare sul consigliere Andrea chiamandolo “Torquemada”.
Lasciamo da parte l’ignoranza atavica sulla vera natura dell’Inquisizione. Qui mi limito a fare l’elogio di Andrea
“Torquemada”.
Perché, mentre una maggioranza insipiente proponeva di sottoporre a giudizio le persone e le associazioni
attraverso uno strumento amministrativo (metodo classico dei regimi totalitari), uno si è alzato in piedi e ha ribadito
in maniera veemente i diritti della ragione, della logica e della realtà.

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