Bilancio Autostrade Spa/Atlantia, qualcosa non quaglia.

di Alessandro Govoni

23 miliardi di euro di prestiti per comprare una fresa da 50 milioni di euro

Fino al 31 dicembre del 2017 Atlantia deteneva il 100% di Autostrade per l’Italia Spa (ASPI Spa, detta nel seguito  anche Autostrade Spa )
Nel bilancio anno 2017 pubblicato da ASPI  compaiono ricavi  da pedaggi  per circa 3,6 miliardi di euro. Posto che la convenzione del 2002 tra il MIT e Anas aveva incredibilmente  posto a carico di Anas il pagamento delle spese di manutenzione ordinaria e straordinaria  di autostrade di interesse nazionale, anche loro privatizzate da D’Alema nel
1999, come l’A10, Autostrade Spa non ha mai pagato pertanto spese di manutenzione.

Ci si domanda pertanto come ASPI abbia potuto dichiarare solo circa 1 miliardo di euro di utili nel 2017 e mediamente negli anni precedenti pur avendo incassato netti circa mediamente 3,5 miliardi di euro di pedaggi all’anno dal 1999.

A pag. 122 della Relazione anno 2017 depositata da ASPI Spa
https://www.autostrade.it/documents/10279/4408513/Relazione_finanziaria_annual_ASPI_2017_completa.pdf
compare il conto economico consolidato. Dal conto economico si rileva che i ricavi  realizzati nel 2017 da Autostrade Spa sono stati addirittura oltre 4 miliardi di euro (4,055 miliardi di euro).

Gli “oneri concessori” sono solo circa mezzo miliardo di euro (465 milioni di euro) ossia l’affitto annuo pagato da Autostrade Spa allo Stato Italiano per poter incassare 3,6 miliardi di euro di pedaggi all’anno, è  circa solo  mezzo miliardo di euro all’anno!

Gia da qui si nota l’assurdità del governo D’Alema, poi avvallata anche dal governo Berlusconi,  dell’aver ceduto l’incasso dei pedaggi a una società privata.
3,5 miliardi di euro dovrebbe dunque essere l’utile di Autostrade Spa/Atlantia nel 2017, prima del costo del personale. Autostrade Spa, dedotto 1 miliardo di euro di utili dichiarati, dovrebbe avere  circa 2,5 miliardi di euro di costo del personale, cioè dovrebbe avere in carico come dipendenti circa 80.000 casellanti a 30.000 euro di stipendio lordo l’uno, visto che di manutentori  a carico non ne ha, dal momento che sono a carico di Anas (che riceve i fondi dallo Stato italiano) per via della convenzione di manutenzione del 2002 tra  MIT e  Anas che incredibilmente  includeva anche
autostrade già privatizzate nel 1999.

Ma Autostrade Spa nel 2017 ha dichiarato solo 525 milioni di euro di costo del personale, comunque una cifra elevata dal momento che di casellanti non ne ha quasi più,  avendo automatizzato ormai pressoché tutti i caselli.
Tra la voce  ammortamenti , incredibilmente,  Autostrade Spa ha ammortizzato anche gli oneri di concessione per oltre  mezzo miliardo di euro (565 milioni di euro) così abbassando l’utile di mezzo miliardo di euro.
E’ come se un azienda detraesse in bilancio, dai  ricavi, il costo dell’affitto del capannone e lo stesso costo lo imputasse per il 20% all’anno negli ammortamenti come se fosse uno costo strutturale sostenuto  per  l’acquisto del capannone.
In pratica con questo stratagemma contabile è come se Autostrade Spa, imputando negli ammortamenti anche il costo dell’affitto dell’autostrada (denominato “concessione”) avesse detratto il costo dell’affitto del capannone due volte dal suo bilancio , così  evadendo/eludendo oltre circa mezzo miliardo di euro di ricavi.

Ma non è tutto:  la Relazione 2017  depositata anche da Atlantia, risulta che sono circa 23 miliardi di euro  i prestiti ottenuti da Autostrade Spa/Atlantia.  23 miliardi di euro di prestiti composti da 20 miliardi di euro di
emissione di prestiti obbligazionari e circa 3 miliardi di euro di finanziamenti bancari , il tutto per comprare, come unico (sembrerebbe) investimento strutturale, una fresa da 50 milioni di euro.
Non risulta infatti che Atlantia abbia acquistato degli aeroporti in Italia, ma che li abbia ottenuti, come le autostrade, solo in concessione.
Gli altri costi sostenuti sono coperti dalla gestione corrente, da circa 3,5 miliardi di euro di pedaggi incassati all’anno dal 1999 .

Autostrade Spa/Atlantia sembrerebbe quindi che non necessitassero di finanziamenti per 23 miliardi di euro,
come rilevabile dallo stesso  sito web di Atlantia
http://www.atlantia.it/documents/20184/195126/2-Relazione_CG_2017.pdf/c87053ad-1184-4433-a63c-13b7e9945157
Atlantia oltre ad aver contratto in data 25 maggio 2017  un finanziamento di 14,6 miliardi di euro da un consorzio di 24 istituti di credito per farsi  finanziare l’operazione di OPA (Offerta di Pubblico Acquisto) lanciata sulla totalità delle azioni di Abertis Infrastructuras S.A., la societa Autostrade spagnola privatizzata.
Con la società controllata Aeroporti di Roma, Atlantia aveva già contratto finanziamenti per 650 milioni di euro.
Con la  controllata Societa Autostrade Meridionali Atlantia aveva contratto un finanziamento con Banca Intesa per 470 milioni di euro.
Con la  controllata Pavimental Spa Atlantia aveva contratto un finanziamento di 50 milioni di euro con Credit Agricole per acquistare la fresa TBM per il traforo del tratto Appenninico in località Santa Lucia.
Il tutto per un totale di  finanziamenti  bancari ottenuti da Atlantia per circa 1,17 miliardi di euro

ASPI Spa ha invece contratto:
Tre finanziamenti nel 2007, 2008 e 2017 per complessivi  2,2 miliardi di euro con Cassa Depositi e Prestiti su provvista della Banca Europea degli Investimenti.
Sette finanziamenti a partire dal 2004 per complessivi  2,4 milioni di euro con la Banca europea degli Investimenti.
Venti miliardi di euro di prestiti obbligazionari garantiti da Atlantia, sottoscritti dai cosiddetti “investitori istituzionali”, una ventina tra banche commerciali e banche d’affari, tutte controllate dai fondi speculatori della City di Londra, i quali controllerebbero anche le banche che hanno concesso i prestiti.
Tutti i contratti di finanziamento bancari e prestiti  obbligazionari contengono la clausola “Change of Control” che permette alle suddette banche e agli investitori istituzionali  di chiedere il rimborso anticipato del finanziamento nel caso ASPI Spa o Atlantia perdano il controllo delle concessioni.

In sostanza Autostrade  Spa avrebbe concesso finanziamenti a se stessa per poter detrarre dai ricavi del suo bilancio oltre mezzo miliardo di oneri finanziari (582 milioni di euro).
In Atlantia il capitale fisso è detenuto per il 30% del capitale totale dal Gruppo Benetton con la società Sintonia Edizione.
Un altro 5,12% di capitale fisso è detenuto dal fondo d’investimento Black Rock.

In Atlantia il capitale flottante è il 45,46% del capitale totale .
E’ probabile che il capitale flottante sia  detenuto dalla solita decina di fondi speculatori proprietari della City di Londra (Vanguard, State Street  Fidelity , Northern Trust, Francklyn Templeton, Bnp Paribas Trust, Jp Morgan Trust,…..), attraverso il meccanismo seguente.
Un sistema delle sub-deleghe conferite a un migliaio di società dall’improbabile nome, sparse per il mondo (22,9% negli Stati Uniti, ….), le quali a loro volta hanno delegato in Italia l’ignaro studio legale Trevisan di Milano.
Si tratta dell’assetto già riscontrato e confermato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze in risposta al “Quick-time” della Commissione Finanze del Movimento 5stelle, per quanto riguarda 5 banche quotate in borsa tramite le quali controllano dal 1993 il pacchetto di maggioranza della Banca d’Italia con 265 voti su 529 (Intesa, Unicredit, Cassa di Risparmio di Bologna, Carige e BNL).
Se la struttura di detenzione del capitale flottante di Alantia fosse confermata, i fondi della City di Londra deterrebbero il 50,58% (=45,46%+5,12%) del capitale totale di Atlantia e quindi controllerebbero con la maggioranza di voto la società Atlantia.

Come si può notare, quindi  Autostrade Spa/Atlantia non sostenendo costi di manutenzione (a carico Anas), ma avendo ingenti ricavi (circa 3,5 miliardi di euro all’anno di pedaggi), sembrerebbe  avere avuto la necessità di abbattere gli utili, imputando a bilancio non solo ammortamenti che una normale società non imputerebbe, anche oneri finanziari generati da finanziamenti ad hoc.
In pratica, visti i presunti titolari effettivi dei sottoscrittori dei bond e delle banche concedenti i prestiti, si tratta di una società-di-fatto che finanzia se stessa in modo da poter detrarre gli oneri finanziari dagli utili.

La Procura di Genova, come afferma l’articolo pubblicato da Mag 24, avrebbe fatto sequestrare dalla GDF, forse troppo in ritardo, 8 giorni dopo il disastro del ponte Morandi,  i contratti e i personal computer presso Autostrade Spa e Atlantia. Otto giorni in cui il giornalista di M24 suppone che potrebbero essere state cancellate prove di responsabilità anche dei titolari effettivi importanti. Tuttavia i bilanci e le relazioni allegate ai bilanci sono stati resi pubblici e non possono più essere cancellati.

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