AUTOSTRADE E PRIVATIZZAZIONI: DIAMO UNA SCOSSA AL PAESE?

Breve analisi e proposte per una nuova dignità nazionale

 

La situazione del nostro Paese dovrebbe essere chiara ad ogni cittadino minimamente informato, ossia non “informato” in maniera deviata dai media principali: data l’intrusione vincente degli interessi americani, NATO e delle corporazioni private in ogni spazio pubblico e in ogni ganglio dell’amministrazione dello Stato, da un bel pezzo non siamo una democrazia.

Se proprio la vogliamo dire tutta non lo siamo mai stata, data la posizione perdente nell’ultima guerra ed i trattati segreti stipulati che ci hanno degradato a colonia americana e a non si sa cos’altro.

L’ulteriore demolizione della nostra sovranità si è completata con l’ingresso nella UE.

Data la situazione appena descritta eleggiamo “rappresentanti” che curano altri interessi da quelli del Paese, in elezioni non veramente proporzionali e non rappresentative dato che gli eletti sono favoriti da un sistema mediatico sostanzialmente privato al quale, senza alcuna ragione etica e democratica, è permesso porre al centro dei talk della politica-spettacolo i soliti noti dei partiti che hanno già cariche, eletti e notorietà.

Non paghi dello scempio democratico, i partiti esistenti rinunciano tranquillamente ad altra rappresentanza infliggendosi quella che dovrebbe essere una dolorosa mutilazione con il taglio dei parlamentari: evidentemente l’anestesia “democratica” permette amputazioni viste come “risparmi” dalla lente allucinata di interessi superiori, che si sentono intralciati da democrazie e parlamenti.

Oltre a ciò, alle eventuali nuove formazioni, già svantaggiate da mancanza di fondi e strutture, è inopinatamente precluso l’accesso alle stesse trasmissioni ed orari riservati ai big della politica ed alle loro corti, come se le elezioni non diano solo le percentuali parlamentari ma anche i diritti di accesso alle TV.

Solo a “nuovi” movimenti, dotati evidentemente di qualche “magia” e totalmente in linea con il pensiero unico del sistema corporativo privato, è permesso in brevissimo tempo di inondare i media: ne parlavo qui, anche in merito alla “consistenza” delle loro “proposte”.

Sulla caratura dei loro “leader” stendo un velo pietoso, dopo averli sentiti parlare.

Quindi, tornando a noi, oltre a non essere una democrazia il nostro Stato è un telaio vuoto di uffici ed incarichi difficili da gestire e “indossare” anche dagli eletti più volenterosi, una burocrazia dalla quale nulla si può determinare, se non eseguire ordini e piani stabiliti in ben altre sedi e logge ristrette, nazionali ed internazionali, finanziarie, bancarie e corporative.

I partiti esistenti ed i media complici sono così strenuamente impegnati in lotte e dispute di basso livello, in cerca di narrazioni/gossip “convincenti” da vendere all’audience inebetito della politica-spettacolo.

Il quadro appena descritto ha reso possibile che il nostro Paese assumesse come “cura” dalla “corruzione”, peraltro mai veramente inquadrata ed affrontata, la favola-medicina delle privatizzazioni di tutto ciò che è e sarà possibile mettere in mani private.

Oltre a queste considerazioni, credo sia del tutto evidente che il quadro da me proposto descrive una situazione che rende quasi impossibile la speranza in una politica diversa.

Nonostante ciò, siamo qui a scrivere perché sensibilità, onestà intellettuale e dignità civile vogliono che non si smetta mai di denunciare e proporre alternative, sarebbe la fine di ogni speranza, dell’ardore della vita stessa.

Uno dei temi caldi che potrebbe fungere da catalizzatore per creare qualcosa di politicamente positivo, con una minima speranza di efficacia e visibilità, è proprio quello delle privatizzazioni.

I 43 morti di Genova, i prezzi di un servizio che dovrebbe essere gratuito e volano di un’economia di nuovo florida, i continui disagi, le apprensioni per la pericolosità delle vecchie strutture, i lavori e le manutenzioni persi nelle nebbie della burocrazia e dell’impossibilità di vero governo, le dichiarazioni oscene dei proprietari della multinazionale che cercano di prendere le distanze dai loro manager, il prevedibilmente lunghissimo iter giudiziario, l’assenza di ogni garanzia che le vere responsabilità escano dai tribunali: sono questi solo alcuni dei fattori che rappresentano un quadro problematico ben chiaro ai cittadini, che vivono giorno per giorno la situazione sulla loro pelle.

L’ambito qui segnalato rappresenta quindi un’occasione che non si dovrebbe perdere, per qualcosa di politicamente rilevante e creativo per gli interessi del Paese.

Sulla necessità di nazionalizzare servizi e infrastrutture strategiche mi ero già espresso, in particolare con questo articolo, proprio all’epoca del crollo del ponte Morandi di Genova.

Visto che la sola denuncia è sempre inefficace, peraltro in condizioni di scarsa presa verso il grande pubblico, per le ragioni anzidette, credo occorra fare uno sforzo in più proponendo un percorso possibile nell’affrontare il problema privatizzazioni/nazionalizzazioni.

Credo che all’interno di questa bellissima analisi/proposta fatta da Guido Grossi per il giovane movimento Liberiamo l’Italia, a cui ho aderito personalmente con questo appello e con questo scritto, ci siano gli spunti utili che dimostrano la possibilità immediata di iniziare un processo di nazionalizzazione di quegli asset e servizi che non avrebbero mai dovuto finire in mani private.

Occorre urgentemente che una nuova politica mostri ai cittadini come iniziare a restituire al Paese dignità e speranza nel futuro, nel segno della Costituzione del 1948, prima che il MES e l’oligarchia europea chiudano definitivamente ogni possibilità di liberazione nazionale.

 

Massimo Franceschini, 25 gennaio 2020

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